Vino italiano, la carica del miliardo (e passa) di bottiglie certificate

Resi noti i dati sull'attività 2012 di Valoritalia, l'ente terzo che si occupa dei controlli su 131 Doc, 45 Docg e 41 Igt attraverso analisi chimico-fische e organolettiche. «Nel 2014 - dice Ricci Curbastro, presidente di Federdoc - una persona su sette al mondo stapperà una bottiglia italiana certificata»

Un miliardo e duecento milioni. Sono le bottiglie di vino italiano «certificate» nel 2012 da Valoritalia, l'organismo istituzionale creato nel 2009 in risposta alla normativa sull'obbligo della terzietà nel sistema dei controlli dei vini di qualità. Un ente che, dopo qualche anno di rodaggio e di comprensibile diffidenza da parte di aziende e consorzi, sta iniziando a funzionare a pieno regime. Fornendo al contempo una garanzia per il consumatore e un prezioso repertorio di dati sulla produzione vitivinicola delle Dop e Igp italiane. Dati presentati oggi, mercoledì 4 dicembre, all'hotel Regina Baglioni di Roma.
Numeri astronomici: nell'anno 2012 sono state controllate 176 denominazioni (131 doc e 46 docg) corrispondenti al 60 per cento della produzione italiana, 41 vini igt e per la prima volta anche i vini bio per un totale di 9.181.761 ettolitri di vino imbottigliato, pari a 1.224.234.800 bottiglie da 0,75 litri. «Il 2013 - dice Luigino Disegna, presidente di Valoritalia - è stato un anno ricco di novità, frutto di quanto di buono seminato negli anni precedenti per esempio, nel corso del 2012, Unione Italiana Vini ha fatto il suo ingresso nell'assetto societario al fianco di Federdoc e di Csqa Certificazioni, offrendo così un valido contributo sul piano della semplificazione operativa e della qualità di servizi. In più, dal 1° agosto 2012, Valoritalia è stata chiamata a garantire, nel rispetto del nuovo piano dei controlli, ai sensi del Decreto Ministeriale 14/06/2012, anche l'attività di controllo di 41 vini Igp. Risale invece a settembre 2012 il riconoscimento ministeriale a operare nel settore del biologico».
I dati sui controlli delle Doc e delle Igt italiane, pubblicati in un volume presentato nel corso dell'incontro romano, permettono di fare scoperte interessanti. «L'attenta osservazione dei dati - spiega Ezio Pelissetti, consigliere delegato del reparto regolamentato - consente di comprendere quanto realmente accade, sul piano produttivo, nell'intervallo spazio-temporale che intercorre tra la vendemmia e la bottiglia stappata a tavola. Per esempio, non tutti sanno che della produzione iniziale soltanto il 50 per cento viene trasferito in bottiglia e che, per quanto ci riguarda, la percentuale dell'impatto del vino di qualità sul fatturato viene misurata sull'imbottigliato».
Di certo i vini italiani, soprattutto quelli Doc, sono i più controllati al mondo. «In questo senso sono i più garantiti al mondo - afferma Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc -. Con la nostra attività assicuriamo tracciabilità e analisi, partita per partita, di carattere chimico-fisico e organolettico per verificarne la conformità rispetto al disciplinare. Non a caso è stato calcolato che nel 2014 una persona su sette nel mondo stapperà una bottiglia certificata da Valoritalia». Una spia di allarme però resta sempre accesa.

«Quello del vino è l'unico settore italiano che tiene - fa notare Pietro Bonato, consigliere delegato reparto volontario e direttore di Csoa - ma che si presta per sua natura, più di tanti altri prodotti agroalimentari, alla sofisticazione. Su questo piano l'attività del controllore risulta essere a favore tanto del produttore quanto del consumatore».

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