Visco passerà ai raggi X le tasche degli italiani

Imposta di successione oltre quota 370mila euro

Gian Battista Bozzo

da Roma

Revisione delle aliquote Irpef, reintroduzione della tassa di successione, riorganizzazione dell’anagrafe tributaria. La strategia fiscale del duo Prodi-Visco emerge sempre più chiara, intervista dopo intervista, nel silenzio assoluto del titolare dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa. Il premier annuncia lotta all’evasione degli autonomi, e il viceministro delle Finanze scende nel dettaglio: «L’Irpef va rifatta, anche se l’aliquota massima del 43% è in linea con il resto d’Europa. L’anagrafe tributaria va riorganizzata in modo da avere, in un istante, la fotografia fiscale di ogni contribuente. La tassa di successione? Non possiamo dire: abbiamo scherzato. Un limite d’esenzione poco sopra i 370 mila euro andrebbe bene». Proclami che allarmano non solo i contribuenti, ma anche alcuni colleghi di coalizione del superviceministro.
È soprattutto la revisione dell’anagrafe tributaria - tarata sul contribuente e non più sull’imposta - a preoccupare. Le organizzazioni del lavoro autonomo paventano la trasformazione dell’anagrafe in Grande Fratello, ma orwelliano e non televisivo. «Mi auguro che non si tratti della riedizione del vecchio redditometro - commenta il presidente della Confartigianato Giorgio Guerrini -: in ogni caso, attendiamo che Visco spieghi alle parti sociali come intende procedere». La Cna, col presidente Gian Carlo Sangalli, accusa il governo di fare «propaganda fiscale» e ricorda al viceministro delle Finanze che l’85% delle dichiarazioni degli artigiani è congruo con gli studi di settore. «Con gli studi di settore - fa eco Marco Venturi, presidente della Confesercenti - le piccole e medie imprese hanno già pagato molte più tasse». La ConfcomMercio giudica, infine, urgente un confronto con il viceministro sull’esperienza degli studi di settore.
Anche i commercialisti intravedono il rischio Grande Fratello nei nuovi progetti di Visco sull’anagrafe tributaria: «Questa misura - spiega il presidente del consiglio nazionale, Mario Damiani - può far conoscere a qualsiasi funzionario del fisco la situazione complessiva del contribuente, e di questo si preoccupa anche l’Autorità garante della privacy». Commenta il Garante, Francesco Pizzetti: «La preoccupazione che l’anagrafe tributaria possa violare i principi di tutela della privacy è fondata, ma pagare le tasse - aggiunge - è un dovere costituzionale». Pizzetti ne ha parlato con Visco, e ricorda che «anche il fisco deve rispettare i principi di proporzionalità e finalità nell’utilizzo dei dati sensibili: un funzionario del fisco non deve conoscere la cartella clinica d’un contribuente».
L’uscita del superviceministro trova consensi nei sindacati e nell’ala radicale della maggioranza. Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, chiede a Visco di mettere nel mirino le società di capitali, mentre il sottosegretario verde all’Economia Paolo Cento sostiene «con determinazione» la lotta all’evasione annunciata da Prodi e Visco. Meno determinati, a quanto pare, altri esponenti dell’ala centrista. «Non abbiamo intenzione di colpire gli autonomi, chi paga le tasse non ha nulla da temere», precisa il mastelliano Mauro Fabris. «La linea di Visco non mi convince, e sono certo che scoraggia gli italiani a confermare la fiducia alla nuova maggioranza», avverte Stefano Pedica, dell’Italia dei valori. E Pierluigi Castagnetti (Margherita) osserva che sulla riforma fiscale «la maggioranza deve assumere una strategia univoca, parlando con gli atti più che sulle interviste». Il timore è che si ripeta quanto avvenuto in campagna elettorale, quando la questione fiscale ha quasi ribaltato il voto.


«Il conte Dracula è tornato e non ci lascerà nemmeno una goccia di sangue», ironizza il leghista Roberto Calderoli, riferendosi a Visco. Mentre Maurizio Sacconi (Forza Italia) dice: «Prodi ha lanciato una jihad, una guerra santa, contro una parte della società, sollecitando un inedito scontro di classe fiscale».

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