«Non è che non sia una cosa grave farsi sputare in faccia. E lui mi aveva sputato e anche rotto lo specchietto dell’auto... Dottore, gliel’ho già detto: io mi sono in......e ho perso il lume della ragione». Davanti al pm Antonio Sangermano - che lunedì sera, prima di farlo arrestare, lo ha interrogato nella caserma della polizia locale in via Pietro Custodi - Vittorio P., 71enne ex ragioniere di una ditta commerciale ormai in pensione, non ha pianto, non ha chiesto perdono e non si è commosso. Poco importa se qualche ora prima, in via Andrea Doria, dopo una lite per banali motivi di viabilità, a bordo della sua Audi A4 color grigio metallizzato aveva seguito, investito e ucciso un 35enne milanese su uno scooter Kymko People di colore azzurro. Il morto è Alessandro Mosele e viveva in via Morosini con i genitori (che venerdì erano partiti per le vacanze in Grecia e ieri sono tornati) e la sua bambina di 4 anni. Una piccola che non sa ancora che il suo papà non c’è più.
La richiesta di convalida per omicidio volontario aggravato dai futili motivi del pm parla di «banalità del male», dal titolo di una delle opere più famose della filosofa e storica ebrea-tedesca Hannah Arendt. In effetti morire per una lite stradale è assurdo, ma è proprio così che è andata come hanno confermato almeno tre testimoni, tra i quali una giovane filippina regolare, che lavora in un importante ristorante milanese e che ha ricostruito davanti a Sangermano e ai vigili con esattezza la dinamica dell’incidente. Non ci sono testimonianze precise sull’origine del diverbio, ma lunedì pomeriggio, alle 15.30 circa, sembra che l’automobilista non abbia rispettato una precedenza causando l’ira del centauro. Giunti all’angolo tra via Doria e Pier Luigi da Palestrina tra i due erano già volate parole grosse, come confermeranno molti passanti. Al colmo dell’ira Mosele sputa in faccia al pensionato in auto e con un calcio gli rompe uno degli specchietti. Vittorio P. comincia così a inveire contro lo scooterista che, per toglierselo di torno, riparte e imbuca contromano il proseguimento di via Andrea Doria. Il giovane uomo, però, non ha fatto i conti con la rabbia cieca che ormai si è impossessata dell’ex ragioniere in pensione. Che, sempre a bordo della sua auto, lo segue, lo raggiunge, lo investe scaraventandolo a terra con lo scooter, quindi fa inversione di marcia e gli passa sopra con le ruote una seconda volta. Alessandro Mosele, ormai in fin di vita (giungerà cadavere alla clinica Città Studi) resta aggrappato al paraurti anteriore dell’Audi a cui strappa la targa.
In quegli attimi febbrili, sempre secondo i testimoni sentiti lunedì sera, Vittorio P. - che ancora non sa di aver perso la targa anteriore - fa per andarsene. E intanto investe anche una donna rumena 34 anni che se ne sta ferma sullo spartitraffico su una bicicletta e che ha visto tutto. Secondo il magistrato, che ha ascoltato con attenzione particolare i testimoni del fatto, il pensionato avrebbe travolto intenzionalmente anche la straniera. E, infatti, Sangermano contesta a Vittorio P. anche le lesioni gravi (la poveretta si è fratturata più parti del corpo). A quel punto l’automobilista fugge lungo via da Palestrina, ma torna indietro non appena si accorge di aver perso la targa.
«Non so niente. Ho visto mio marito, ma su lui sono state scritte solo bugie» ci ha detto ieri, senza tradire alcun tipo di emozione, la moglie del pensionato davanti alla sua abitazione di via Tonale.
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