Vogliono indagare la marocchina per accusare Silvio

I pm pronti ad accusare Ruby di "falsa testimonianza": così le sue dichiarazioni favorevoli al Cavaliere verrebbero stralciate

Milano - Una dice: «Io frequento casa sua da quando avevo 16 anni, sapeva che ero minorenne». L’altra nega: «Berlusconi pensava che avessi 24 anni, quando ha scoperto la mia età mi ha buttato fuori di casa». Ecco, il problema è questo. Che l’una e l’altra sono la stessa persona. È Karima El Mahroug - alias Ruby Rubacuori - che, a seconda dell’interlocutore, cambia versione. O meglio, per usare le sue parole, si inventa «una vita parallela». Al cellulare racconta dettagli che poi smentisce urbi et orbi con fermezza. Il punto è: cosa è invenzione e cosa realtà?

Non è un interrogativo da poco, perché è su questa domanda che si gioca il grosso delle accuse rivolte dalla procura di Milano al presidente del Consiglio, indagato per concussione e prostituzione minorile. E in questo senso, diventa quasi secondario se le affermazioni della giovane marocchina siano raccolte da un telefonino o da una telecamera. In entrambi i casi, infatti, possono essere millanterie. Perché poi, fatta la tara di tutte le chiacchiere, quel che resta è la versione resa dalla ragazza davanti ai magistrati. Sentita più volte, ha reso dichiarazioni non sempre coerenti, volte però a negare la natura sessuale del suo rapporto con il Cavaliere. Ma negli uffici dei pm, Ruby era testimone e parte lesa. In altre parole, era tenuta a dire la verità. Per questo, ora, le sue parole rischiano di ritorcersi contro di lei. Gli inquirenti sono cauti sul punto, ma l’intenzione - confermata ieri da fonti investigative - sembra quella di approfondire anche le possibili responsabilità penali della 18enne. Ruby, cioè, potrebbe passare sull’altra sponde dell’indagine, e finire anche lei sotto inchiesta. Falsa testimonianza, è una delle ipotesi. Conseguenza: cadrebbe la versione ufficiale («non sono mai stata toccata da Berlusconi»), e si rafforzerebbe l’impianto accusatorio a carico del premier. Resterebbero, cioè, il mare di intercettazioni (incluse, però, anche quelle di tutt’altro tenore, come il «nessuno ha fatto sesso, solo danze allegre, risate e balletti provocanti» di una ragazza presente ad Arcore), i racconti delle varie starlette sentite dagli inquirenti (chi più ci meno, in gara per spillare soldi al premier), le testimonianze indirette («Ruby mi disse...»), e le fonti di prova raccolte dopo le perquisizioni (per lo più, le buste di denaro contante trovate nel residence di via Olgettina, dove il presunto «harem» alloggiava). I magistrati, però, sono convinti di avere altre carte da giocare, oltre a quelle già diventate pubbliche. Non video, a quanto pare, ma altre telefonate. Insomma, un diluvio-atto secondo. Un jolly da utilizzare al momento giusto, dopo aver studiato le mosse della difesa. Ma c’è dell’altro.

Ed è un aspetto della vicenda che - assieme alla minore età della ragazza - ha contribuito alla bufera. Attenzione a un passaggio del comunicato di tre giorni fa del procuratore Edmondo Bruti Liberati. «L’indagine va avanti», e i pm «svolgono accertamenti anche su circostanze a favore della persona sottoposta a indagini». A favore - può sembrare un paradosso - di Berlusconi. La storia è quella della richiesta di denaro «in cambio del fatto che io passo per pazza, e lui ha accettato...».

Quei 5 milioni di euro di cui la ragazza parla in una telefonata del 28 ottobre. L’episodio è stato smentito in un’intervista al Giornale dall’ex avvocato di Ruby, Luca Giuliante, che all’epoca la assisteva per le pratiche di affidamento e che di quella transazione era indicato come l’intermediario. Il legale ha serenamente liquidato quelle frasi come «fantasie», «proiezioni di una ragazza giovane senza punti di riferimento, incluso il valore delle parole». E ancora ieri la marocchina, nel salotto televisivo di Alfonso Signorini, ha assicurato di non aver mai domandato denaro al premier. Gli stessi inquirenti, in realtà, non sembrano crederci molto. Ma certo, quella conversazione non poteva cadere nel vuoto. E anche in questo caso, non sono esclusi approfondimenti da parte dei magistrati. Cosa rischia Ruby? Se l’episodio fosse confermato, un’accusa di tentata estorsione, di cui però dovrebbe occuparsi il Tribunale dei minori (all’epoca, Karima non aveva ancora compiuto i 18 anni).

Ma per sostenere una simile ipotesi di reato sono necessarie due cose fondamentali. Uno, le prove. E di quell’enorme passaggio di denaro - o quantomeno della richiesta effettiva - non sembra esserci traccia.

Secondo, una denuncia da parte della vittima dell’estorsione. Denuncia che in procura non c’è, e difficilmente potrebbe esserci. Ipotesi dell’irrealtà: avrebbe mai potuto Berlusconi fornire un simile assist alla Boccassini?

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