«Voleva scappare», Lele Mora in cella per il crac

MilanoL’ultimo flash è il più triste. Dario Mora detto «Lele», l’uomo che ha cavalcato un decennio di showbiz, l’impresario che inventava i vip dal nulla, ora è in carcere. Finisce un mondo dorato, e crolla l’immagine proiettata dalla tv. Perché Lele Mora aveva fame di soldi, per coniugare debiti e una vita a cinque stelle. La Finanza l’ha arrestato ieri. Bancarotta patrimoniale e documentale, l’accusa che lo porta dietro le sbarre. Il rischio che fuggisse in Svizzera - dove lavora, ha un’abitazione e soprattutto il portafoglio segreto -, uno dei motivi che l’ha fatto finire in cella. C’è «l’elevata probabilità che faccia perdere le sue tracce», scrive il giudice. Perché in Svizzera, Mora «ha disponibilità di conti» nonostante «l’impossidenza dichiarata», e «gode di contatti».
Si ferma la corsa ad ostacoli del guru dei rotocalchi, e si ferma per una banale storia di soldi. Denaro spremuto da una sua società e reinvestito in proprietà immobiliari da sogno: dalla villa a porto Cervo a un appartamento a Cala del Faro, in Sardegna, oltre a cinque abitazioni in viale Monza a Milano, dove l’imprenditore aveva il suo quartier generale. Circa 8 milioni e mezzo di euro sottratti alla «Lm Management», dichiarata fallita nel giugno scorso. Un «enorme drenaggio della liquidità» e una «espropriazione delle risorse», scriveva nella sua relazione al tribunale l’avvocato Salvatore Sanzo, chiamato a valutare lo stato di salute di un’azienda ormai decotta. Secondo la Procura di Milano, le somme distratte dalla «Lm management» sarebbero state girate alla «Diana immobiliare», altra società riconducibile a Mora e ugualmente dichiarata fallita. In particolare, circa 3 milioni di euro sarebbero stati retrocessi in contanti con un sistema di fatturazione per operazioni inesistenti. Di cinque milioni, invece, era il valore degli immobili ceduti alla «Diana immobilare» e poi affittati dalla «Lm management». Insomma, un vortice di denaro e che secondo i pm Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci sarebbe servito a rimpinguare il conto privato di Mora. Così, nonostante il meccanismo fosse già emerso nei mesi scorsi, sono scattate le manette. Pericolo di fuga, sostiene il gip Fabio Antezza, un rischio di inquinamento probatorio di «rilevante intensità» legato ad alcune rogatorie in corso, ma anche - nonostante avesse il fiato dei magistrati sul collo - il pericolo di reiterazione del reato. Nuove società, altro giro di denaro. Il tutto, evadendo il Fisco per qualcosa come 16 milioni di euro.
Soldi, soldi e ancora soldi. Ricchezza e dannazione, nel disperato tentativo di non affondare. Anche gli assegni del premier Berlusconi, secondo gli inquirenti, avrebbe preso un’altra strada. Due milioni e mezzo destinti alla «LM», infatti, sarebbero finiti su un conto svizzero. Nella disponibilità privata dell’impresario. Di Mora, nell’ordinanza di custodia cautelare, il giudice sottolinea la «professionalità criminale» e la «capacità economica di origine illecita». Eppure continuava a fare progetti, l’impresario. Già si vedeva a organizzare eventi per l’estate della riviera romagnola, nonostante la grana del processo Ruby e quell’accusa odiosa - sfruttamento della prostituzione - che gli era piombata addosso nei mesi scorsi. Niente show, per i prossimi mesi.

Niente flash. L’ultima istantanea è di ieri. Dario Mora detto «Lele» esce dal suo appartamento di viale Monza, ma non ci sono vip, tronisti o starlette ad aspettarlo. C’è un’auto delle Fiamme gialle, che lo porta a San Vittore.

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