Wellber e Barenboim festeggiano insieme il compleanno di Liszt

L’allievo, un giovanotto di belle speranze e già molte conferme, dirige il maestro: artista che sicuramente lascerà un’impronta nella storia della musica, anzitutto per la sua statura di personaggio (unico caso di uomo con passaporto israeliano e palestinese, per esempio). Stiamo parlando, rispettivamente, del trentenne direttore d’orchestra Omer Meir Wellber, e del pianista, direttore e soprattutto formidabile comunicatore Daniel Barenboim: già, il «maestro scaligero», per dirla con il sovrintendente Stephane Lissner. Wellber, israeliano da plurime generazioni, in questi giorni è impegnato a Milano nell’opera di Puccini Tosca, e domani (ore 20) si farà conoscere nella versione sinfonica debuttando sul podio dell’Orchestra Filarmonica della Scala. Debutto anticipato dalla prova aperta di ieri pomeriggio, a favore del Centro Socio Ricreativo Ratti, progetto nato dalla collaborazione con il Comune di Milano e uno degli sponsor di riferimento dell’orchestra, UniCredit. Wellber dirige Barenboim che mette in fila niente meno che i due concerti per pianoforte di Franz Liszt, in piene celebrazioni a due secoli dalla nascita del compositore ungherese. Un’operazione nel più puro spirito – stakanovista – barenboimiano. Sono infatti due concerti spacca polsi e braccia, con il pianoforte chiamato spesso allo scontro corpo a corpo con l’intera orchestra. Ecco perché, in genere, gli interpreti non vanno oltre la ragionevole soglia di un solo concerto, ma Barenboim è Barenboim. Ed ha già rodato il programma nel corso di un tour per l’Europa. Tanto per ottimizzare i tempi, proprio oggi terrà un recital a base di Schubert sempre al Piermarini (ore 20), e il 15 sarà già a Berlino nella storica Sala Philarmonie per un concerto di Beethoven diretto dall’amico Simon Rattle. Fra un concerto e l’altro di Liszt, si collocano l’Ottava sinfonia di Beethoven e la prima esecuzione assoluta di Variazioni per Orchestra, brano che la Filarmonica ha commissionato a Carlo Boccadoro. Ciò, in linea con una politica di investimento dell’ensemble scaligero sulla musica contemporanea e che fino a ora ha incluso commissioni a Battistelli, De Pablo, Dusapin, Fedele, Francesconi, Vacchi. «Le Variazioni sono 21, ognuna dura un minuto salvo l’ultima che si spinge fino ai tre. Hanno identità assai diverse e proprio per questo mi ricordano i diversi paesaggi che si osservano in viaggio, magari da un treno» spiega Boccadoro. Che conosce a fondo gran parte dei professori dell’orchestra e «proprio per questo ho creato assoli per poter mettere in luce le singole abilità». Quanto a Wellber: «So che con lui si va sul sicuro, è direttore ma pure compositore». Boccadoro, marchigiano, fra i compositori di punta d’ultima generazione (1963), è un cultore del jazz ma ci spiega che «nelle Variazioni si possono magari intravedere richiami nascosti, ma - per carità – nessuna citazione jazzistica. Il jazz è troppo nobile per essere semplicemente ridotto a citazioni», spiega.

Infine, a proposito della prova aperta, terminata in anticipo rispetto al programma con un certo disappunto da parte del pubblico, la Filarmonica ha annunciato che organizzerà un nuovo appuntamento musicale, al quale saranno espressamente invitati i possessori del biglietto della prova di ieri.

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