Yanis Varoufakis

Populista (in Grecia), pauperista (da Fazio)

Yanis Varoufakis

Se una notte d'estate un viaggiatore si fosse accomodato in prima fila business sul Londra-Milano, accanto a Yanis Varoufakis, qualche mese fa avrebbe visto una primadonna che cominciava a leggere l'ultimo libro di Assange: quello della lotta ai potenti del mondo. E fra le nubi avrebbe notato la stella caduta dell'economia europea che si distraeva con qualche sbirciata sulla lettura della poltrona accanto: un ragazzino concentrato su un fumetto di fantascienza. E si sarebbe stupito, vedendo l'ex ministro chiudere il libro dello spione di WikiLeaks. E buttarsi sui comics del vicino. Comico spaventato guerriero, che fosse fantascienza o fantaeconomia, Varoufakis ci ha provato per sei mesi a raccontarci la sua versione. Un po' sbirciando teorie altrui, molto mettendoci di suo. Anticipando nelle teorie quel che oggi pensano molti, che far fallire la Grecia fosse una strategia più politica che economica. Posticipando nelle pratiche quel che nessun debitore può permettersi: le scadenze di pagamento. Terrorista economico, l'ha liquidato il ministro tedesco Schaeuble. Prima studiato con curiosità, nei salotti della politica europea, e poi scaricato di fretta. Sacrificato alla Dea Germania dal suo stesso papa, l'amico Tsipras: Varoufakis chi? Spiazzante nei suoi giubbotti di pelle, motocentauro alla Fonzie ben più convinto di Renzie, Yanis è stato l'eroe impossibile d'una stagione troppo breve. Populista con terrazza sulle macerie dell'Acropoli (appartamento simbolico), una compagna più a sinistra di lui, anche quando insegnava in Australia e in Texas l'uomo ha sempre attraversato le nubi in business. Del pauperismo, è un esegeta infedele: l'ultima ospitata tv da Fabio Fazio - appiccicata al solito weekend di Cernobbio, all inclusive e ben remunerato è costata alla Rai mille euro al minuto e gli ha fruttato quel che un pensionato di Atene vede in due anni. Stupore? Ma no.

Vista sul Mar Ligure o sul Partenone, in Europa ormai podemos abituarci agli arruffafolle che attaccano le Borse e si riempiono la bisaccia. Con quel sorriso disarmato quella camminata strafottente a Bruxelles, per un po' è riuscito a incantarci. Poi ci siamo accorti che no, bluffava. Era solo il sosia di Checco Zalone. E come lui, siamo caduti dalle nubi.

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