Zamparini al veleno aspettando il Milan

Il presidente del Palermo accusa l’arbitro e fa infuriare il designatore Gussoni. I rossoneri senza otto difensori giocano con Brocchi terzino. "Trefoloni è il loro portafortuna. Ronaldo? Dimostra che il nostro campionato vale poco"

Zamparini al veleno aspettando il Milan

Palermo - Eppur si muove. Sembra ingessato il campionato, deciso in testa e in coda e perciò senza più appeal e invece s’accende all’improvviso per merito di un duello eccitante legato agli ultimi due posti disponibili per la Champions league. Dal Palermo del discusso Guidolin, terzo a 44 punti, con una partita in più rispetto alle concorrenza, e giù giù fino all’Empoli dei miracoli, si sgrana un bel plotone che si appresta alla volata finale tra dichiarati entusiasmi e taciute ambizioni. «Temo la Fiorentina, la Lazio gioca un ottimo calcio» è la pagella motivata di Ancelotti mentre il presidente Zamparini sogna addirittura l’inseguimento alla Roma. «Senza quel disastro fatto in casa nelle ultime tre gare, eravamo due punti dietro Totti», il rimorso del presidente che monta pericolosamente.
Non è solo una questione di blasone, ballano un po’ di milioni oltre che l’iscrizione al torneo continentale più prestigioso. Garantiti perciò i veleni, assicurate le polemiche, gratuite e no. Come quelle innescate dall’incendiario Zamparini ieri pomeriggio con l’intervento a “Radioradio” e l’affondo verso l’arbitro designato. «Trefoloni non è in forma, è il portafortuna del Milan, avrei gradito Paparesta», la sua frase che fa scattare l’allarme rosso. Cesare Gussoni, presidente dell’Aia e commissario della Can, informato e preoccupato, promette di tirare dritto ma di portare lo spinoso caso sul tavolo del presidente della Lega Antonio Matarrese. I due, Zamparini e Gussoni, fecero baruffa già dopo Palermo-Inter, divisi dai giudizi su Rosetti. «Così non si può continuare», è la preoccupata chiosa di Gussoni. Preoccupazione condivisa anche da Pancalli, commissario della federcalcio il cui mandato scadrà a fine aprile.
La corsa alla Champions ricomincia oggi, allora, proprio qui a Palermo con uno scontro diretto che può orientare i destini futuri del Milan, impoverito dal colpo basso ricevuto tra lunedì e ieri. Otto difensori fuori gioco in un colpo solo, due quartetti possibili (Oddo, Maldini, Kaladze, Jankulovski; oppure Cafu, Nesta, Costacurta e Serginho) rimasti a casa per acciacchi, infortuni vecchi e nuovi e squalifica. Obbligato il ricorso a Brocchi terzino oltre che al redivivo Favalli per allestire una difesa appena decente. «Non è colpa di nessuno, andremo a giocarcela egualmente», argomenta Ancelotti che invece si consuma tra dubbi legittimi (sull’emergenza sanitaria) e speranze concrete di recuperare presto Nesta, rientrato ieri da Miami e subito in campo a incoraggiare l’ottimismo di facciata (può tornare per il derby) confessando propositi di fedeltà rossonera («non torno alla Lazio, resto qui, voglio firmare non da infortunato»).
Eppure c’è chi ha voglia di togliere dalla testa dei suoi tensioni eccessive. Adriano Galliani, al telefono con Zaccheroni per rincuorarlo dopo l’esonero dal Toro, sdrammatizza così: «Caro Alberto, qui Ancelotti non rischia niente, non può sbagliare formazione. E al massimo possiamo perdere una partita». Dopo una striscia di tredici risultati utili (8 successi e 5 pari) non è un dramma per il Milan perdere, d’accordo ma renderebbe vana la rincorsa al terzo posto reclamata dal presidente Silvio Berlusconi. «Con la stessa grinta di domenica, possiamo farcela» è la convinzione di Ronaldo destinato alla panchina perché non può permettersi ancora di giocare tre partite in 6 giorni. Forse ha il tempo per meditare sulla provocazione di Zamparini che definisce il suo arrivo in Italia «la conferma che il campionato italiano non vale granchè rispetto alla Spagna dove lui non giocava». Ancelotti, che parte dal 4-4-2 visto a Glasgow, per Ronie prepara l’ultimo spezzone.
Il Palermo è in silenzio stampa. Imposto da Zamparini: parla solo il presidente.

Basta e avanza per incendiare un mercoledì di campionato nel quale i siciliani provano a riconquistare il loro stadio (1 punto nelle ultime tre casalinghe) immaginando di ripetere altre lezioni inflitte ai rossoneri (anno scorso in coppa Italia, 3-0). Con quella difesa che si ritrova Dida, non è poi così difficile.

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