da Madrid
Un colpo giornalistico o un colpo basso? Le due cose assieme, probabilmente. Succede spesso e soprattutto in questa campagna elettorale spagnola in cui si regolano i conti di quattro anni fa e nessuno sta molto attento a non scendere sotto la cintola. Lattacco, comunque, colpisce il primo ministro José Luis Rodriguez Zapatero non in uno dei suoi punti deboli bensì - secondo la più recente e affermata strategia elettorale - in quello che dovrebbe essere il suo forte: il voto delle donne. Lo sanno tutti che questo è lasso nella manica del leader socialista, la sua speranza per evitare il maggiore e forse unico ostacolo che a due giorni dal voto si frappone fra lui e la rielezione: laffluenza alle urne, che normalmente è diversa tra i socialisti e il Partido Popular di centrodestra. I seguaci di questultimo sono più assidui, quella della sinistra più attratti dallastensione. I conti dellantivigilia in casa del Psoe sono questi: «Se vota almeno il 72% siamo a cavallo. Altrimenti siamo nei guai».
Per alzare il livello Zapatero conta, appunto, sul suffragio femminile. Lo ha cercato fin dallinizio con una serie di leggi «liberatorie» che fanno oggi della Spagna il Paese forse più femminista dEuropa e danno corpo alla «rivoluzione culturale» di Zapatero: dal «divorzio-express» (il più rapido forse al mondo), alle «larghezze» sullaborto, alle protezioni legislative per il gentil sesso. Una di quelle di cui il primo ministro si è più vantato è la legge «contro la violenza machista», dunque in particolare da parte di mariti, amanti, ex mariti o ex amanti. Zapatero ha istituito un organismo apposta, Unità di Prevenzione, Assistenza e Protezione (Upap) per cui dovrebbero lavorare 1.648 agenti, della polizia ordinaria e della famosa Guardia civil. Da quando è entrata in vigore la legge i giudici hanno emesso oltre 90mila «ordini di protezione». Per farla rispettare ci dovrebbe essere un agente per ogni dieci donne minacciate, non una di più. Il problema è che questi agenti non ci sono. O meglio ce ne sono pochissimi: nella città di Madrid, per esempio, 7mila donne hanno denunciato di essere maltrattate o minacciate, ma a proteggerle ci sono 30 poliziotti in tutto. O almeno così ha raccontato uno di loro, naturalmente anonimo, in un colloquio on-line con il quotidiano El Mundo, vicino al centrodestra. «Dicono - ha scritto fra laltro - che è una cosa meravigliosa, ma è una menzogna». Questo organismo esiste solo sulla carta, così come léquipe di psicologi cui dovrebbe essere sottoposto ogni caso sulla base di un programma informatico. Tutta propaganda, in sostanza, per il teste di accusa.
Il governo, naturalmente, ha smentito e parla a sua volta di «manovra elettorale». Che difficilmente rovescerà le preferenze alle urne ma che potrebbe, questo è il punto, «demoralizzare» non solo le interessate, ma un certo numero di femministe militanti, che si sentirebbero «tradite». Naturalmente lo sbilancio tra le intenzioni di voto dei due sessi permane. Le attenzioni di Zapatero verso le donne coinvolgono molti campi, fornendo fra laltro servizi tesi a rendere loro «più comoda la vita». Lesempio più originale riguarda le «misure». Da qualche tempo le autorità di Madrid sono scese in campo contro i dettami contro natura o fasulli dei negozi e delle case di moda, che orienterebbero la produzione e la propaganda su corporature non realistiche, almeno in questo Paese. Le prime bordate sono state sparate contro il monopolio delle sfilate da parte di indossatrici torreggianti e anoressiche. Subito dopo è arrivata la denuncia dei commercianti al dettaglio. Laccusa è sempre quella: mettere a disagio la maggioranza delle clienti proponendo modelli irrealizzabili. Alcune catene disporrebbero di taglie che una volta si chiamavano «silfidi». «I top sono sempre troppo corti e i pantaloni sono sempre troppo lunghi. Sono pochi i negozi che hanno taglie reali, per donne con dei fianchi».
Onde agevolare la «lotta di liberazione» circola una statistica su come sono fatte le donne spagnole reali, fondata su unindagine su oltre 10mila clienti dai 12 ai 70 anni. Si dividono in tre tipi: quelle a «clessidra», quelle a «cilindro» e quelle a «pera». Le prime godono della massima scelta, con offerta largamente superiore alla domanda. Si tratta evidentemente di quelle con il seno e i fianchi uguali, e in mezzo, una vita molto stretta. Che dai 40 anni in su sono nettamente in minoranza. Ce nè di più di modello «cilindrico» cioè con la vita pressappoco della stessa misura di seno, vita e fianchi. Con letà finisce però col prevalere nettamente il tipo a «pera», cioè con i fianchi nettamente predominanti. Quelle che più dovrebbero apprezzare lavvertimento e, rivendicate nei negozi, dovrebbero sentirsi incoraggiate a visitare di più le urne.
Questo è naturalmente, il risvolto più «frivolo» (ma anche più pratico) della «rivoluzione culturale» di Zapatero. Un dettaglio fra i molti di una conquista dellelettorato che passi attraverso richiami non strettamente politici.
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