Madrid - Appena lo ha saputo, la capogruppo popolare al Congreso dei deputati Soraya de Santamaría non è riuscita a trattenere la battuta: «Obama bien vale una misa». A divertire la numero due del Partido popular è stata infatti la notizia che il premier José Luis Rodríguez Zapatero, icona europea del laicismo e della separazione dei poteri di Stato e Chiesa, è stato invitato dal presidente Barack Obama proprio al National Prayer Breakfast, un evento religioso-politico patrocinato sin dal 1953 dall'organizzazione cattolica conservatrice nota come The Family.
Il presidente spagnolo ha però fatto finta di niente e ha detto di sentirsi "onorato" di partecipare a un incontro criticato più volte da associazioni statunitensi proprio perché contraria al principio di separazione di Stato e chiesa. La vicepremier Teresa De la Vega ha infatti lasciato intendere che ricevere un invito dal presidente Usa è particolarmente importante. Per il premier spagnolo poi, arrivare alla Casa Bianca è divenuta quasi una questione personale. George W. Bush non perdonò mai a Zapatero il suo ritiro delle truppe dall'Irak nel 2004 e non lo invitò mai negli States. Solo con l'arrivo di Obama le cose iniziano, poco a poco, a cambiare.
«Ho aspettato molto tempo ma ne è valsa la pena», ha riconosciuto lo stesso Zapatero a Obama nella sua prima visita alla casa Bianca lo scorso 13 ottobre, dopo che questi gli ricordasse come fosse strano che arrivasse solo allora a Washington, nonostante i suoi 5 anni al potere. Da allora il presidente spagnolo non ha fatto mistero della sua voglia di ripetere l'incontro, anche a condizione di essere invitato a eventi secondari.
Secondo Abc infatti il National prayer breakfast è «la formula usata dalla Casa Bianca per dare udienza agli invitati di secondo livello» e per questo risulta «incomprensibile come il 'copresidernte' della Unione europea abbia accettato l'invito». Il quotidiano ricorda come un assiduo della Casa Bianca come Tony Blair, ha assistito al suo primo breakfast solo dopo aver lasciato il potere ed essersi convertito al cattolicesimo.
A rendere più amara la visita, già fissata per i prossimi 3 e 4 febbraio, ci si è poi messo anche l'ex ministro socialista Jordi Sevilla, che nel suo blog ha chiesto al premier di dare picche a Obama. «José Luis, ti chiedo di non accettare l'invito», ha scritto Sevilla, che ha spiegato al premier socialista come «molti» spagnoli non capirebbero una decisione che contribuirebbe «a mantenere una confusione tra Stato e religione che qui stiamo provando a separare».
Le critiche però non sembrano scalfire l'agenda del viaggio che, secondo Publico, si sta anzi ampliando e che potrebbe prevedere anche incontri tra think tank progressisti Usa e spagnoli quali il Center for American Progress e la Fundación Ideas del Psoe. Dopo l'ennesimo annuncio di un aumento delle truppe in Afghanistan dello scorso dicembre (440 soldati), il presidente Zapatero sembra quindi puntare tutto sul riconsolidamento dell'asse con Washington, costi quel che costi, anche in vista del vertice Usa-Ue, che si celebrerà in Spagna il prossimo maggio.
Sicuramente la “foto” con Obama potrebbe aiutare i sondaggi spagnoli, dove il Psoe e lo stesso Zapatero cadono in picchiata. La crisi economica ha lasciato la Spagna del 2009 con il doppio della disoccupazione della Ue (circa 19%), un turismo che cade il doppio di quello mondiale (-8,7%) e un settore edilizio con una caduta doppia di quella Ue (-16,5%). Gli ultimi sondaggi consolidano poi il Pp a 5 punti di vantaggio e lo danno vincente in Andalusia.
E, se fosse poco, la debolezza di Zapatero ha anche già aperto nel Psoe il dibattito sulla sua successione per le elezioni del 2012. Anche per questo Zapatero sta già preparando il discorso del breakfast: dicono che sarà sulla convivenza e la tolleranza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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