«Il Comune parte civile contro la ’ndrangheta»

I due volti di Palazzo Marino. Il primo è nelle parole del vicesindaco Riccardo de Corato. «Il Comune chiederà di costituirsi parte civile nel processo contro i 35 affiliati alla ’ndrangheta» arrestati lunedì. «Contro l’infiltrazione negli appalti della criminalità organizzata - continua - siamo stati i primi in Italia nel 2000 a introdurre i patti di integrità per garantire trasparenza e correttezza nelle gare e contrastare corruzione e pratiche illecite». L’altro volto, è nelle pagine dell’ordine di cattura firmato dal gip Giuseppe Gennari. Palazzo Marino, si legge nell’ordinanza, «senza averne consapevolezza finanzia il gruppo Flachi e ne sostiene le iniziative economiche». È l’intreccio tra criminalità organizzata e politica, secondo le indagini del Ros e della Gdf.
Si tratta, nello specifico, dei fondi stanziati dal Comune per il centro sportivo di via Iseo (che è di proprietà pubblica), gestito da Massimiliano Buonocore, presidente della società Milano Sportiva e ritenuto dal gip «uno dei collettori del gruppo Flachi», «uno di quei personaggi che garantisce alla consorteria criminale la partecipazione coperta alla vita politica ed economica della città». In via Iseo, la cosca discute di elezioni. Per Bonocore, appunto, e Antonella Maiolo, sorella dell’assessore Tiziana e già sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia. Il motivo di tanto interesse lo spiega Francesco Piccolo in una telefonata intercettata. «Nella nostra zona - dice - è facile che prendiamo tanti volti». Ancora, il gruppo di Pepè Flachi si impegna «per favorire anche personaggi minori come Renato Coppola, dirigente delle Poste di piazza cordusio e candidato in Forza Italia nelle elezioni del 2006». Piccolo e Coppola si sentono diverse volte. L’utenza usata dal politico è quella della segreteria provinciale dell’Udc. Il 18 febbraio 2008, nel corso della conversazione Coppola spiega che i due «devono vedersi per fare qualche ragionamento su Bresso». Piccolo rassicura. A Bresso, lui ha un po’ di «amici». Altra telefonata. È il 25 marzo 2008. «In Provincia di Milano ci sono 7-8 Comuni che vanno alle elezioni, e io mi sono candidato. E quindi mo’ bisogna trovare degli amici...». La sintesi, alla fine, è del giudice Gennari. «Il gruppo mafioso - scrive - comprende perfettamente l’importanza di penetrare il mondo della politica e di gettare le basi per un proficuo scambio di favori».

Per questo, la cosca si muove in occasione degli aperitivi elettorali dell’assessore Giovanni Terzi (che non è indagato, e si dice «esterrefatto per essere stato associato a questa indagine»), e ha nel suo «capitale sociale» - la definizione è del giudice - anche Massimo Ponzoni e Antonio Oliviero, «già assessore regionali in rapporti con Salvatore Strangio», legato ai boss di San Luca e finito in manette nell’estate del 2010.

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