Roma, l'ex capo dei vigili arrestato per mazzette

Avrebbe truccato un appalto. Secondo la Procura minacciò anche Alemanno: "Se mi toccate partono siluri"

Roma, l'ex capo dei vigili arrestato per mazzette

Roma - Una mazzetta da trentamila euro è costata l'arresto dell'ex capo della Polizia Municipale di Roma. Angelo Giuliani è da ieri ai domiciliari per corruzione insieme ad Angelo Cacciotti, Giovanni Scognamiglio e Iano Santoroché, rispettivamente direttore generale, legale e dirigente della «Sicurezza e Ambiente», la società che nel marzo 2011 si aggiudicò l'appalto per il ripristino del manto stradale dopo gli incidenti. Secondo gli accertamenti dei pm Ilaria Calò e Laura Condemi, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Caporale, l'ex dirigente sarebbe intervenuto illecitamente per fare in modo che l'appalto, del valore di alcuni milioni di euro, andasse proprio a questa società senza alcun bando di gara, in violazione della disciplina sui contratti pubblici». In cambio Giuliani avrebbe ricevuto denaro sotto forma di sponsorizzazione per il Circolo Sportivo dei vigili urbani, di cui era il presidente. Una storia che chiama in causa, sempre per corruzione, anche l'ex dg della Rai, Alfredo Meocci che, in veste di consigliere dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (Avcp), avrebbe dato parere favorevole sulla «Sicurezza e Ambiente», in cambio di denaro e favori, in particolare l'assunzione di una persona. Sull'ex capo dei vigili capitolini e su altre quattro persone, tra cui i dirigenti del Corpo Donatella Scafati e Maurizio Sozi, pesa anche l'accusa di falso ideologico relativamente alla stesura del verbale di insediamento della Commissione che sarebbe stata chiamata a esaminare migliaia di aspiranti vigili, per i 300 posti, a concorso nel 2012. Per i magistrati Giuliani non aveva i requisiti tecnici per guidarla, perché era nell'aria la sua sostituzione ai vertici del Corpo (avvenuto a fine luglio 2012) a causa dello scandalo mediatico legato alla denuncia degli imprenditori Bernabei contro alcuni vigili del I gruppo. Invece per permettergli di presiedere la Commissione sarebbero stati commessi falsi documentali e in particolare si cita un verbale in cui compare la sua firma e quella di Sozi senza che i due i fossero presenti nell'ufficio in cui si tenne la riunione. Ma il ruolo di presidente della Commissione, per l'accusa, serviva a Giuliani per continuare a esercitare potere, influenza e pressioni, che alla fine avrebbero inquinato di fatto l'attività amministrativa del Comune di Roma. Giuliani, sempre secondo i pm, avrebbe sfruttato il suo ruolo apicale anche come «strumento di intimidazione e ricatto allo scopo di perseguire interessi personali». Tra le vittime sarebbe finito anche l'allora sindaco Gianni Alemanno, come si evince da alcuni colloqui telefonici che Giuliani ebbe con diversi soggetti nei giorni che hanno preceduto la sua rimozione. In una intercettazione 30 luglio conversando con Ciardi racconta di aver detto ad Alemanno: «Sono anche presidente di Commissioni... Ogni cosa che voi mi fate la reputo un atto ostile nei miei confronti e agisco di conseguenza, fate voi. Il Gruppo Sportivo non lo dovete toccare».

Dello stesso tenore il colloquio con tale Ezio: «Ho detto al sindaco che sono Presidente del concorso, se mi fate 'na cosa, io vi rompo il culo». E ancora l'ennesima minaccia: «Se mi toccate il gruppo sportivo io mando cinque-sei siluri, non ci provate».

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