Per quasi otto anni aveva avuto una sorta di doppia vita: funzionario della Regione, in quanto figlio di un maresciallo dei carabinieri ammazzato nel 1982, e imputato in una serie di processi per truffa, falso in atto pubblico e reati simili. E per otto anni la Regione siciliana non si è accorta di nulla. Sino a quando, nell'ambito di uno dei procedimenti, la procura di Salerno lo ha arrestato. E a quel punto la Regione lo ha licenziato.
A scoprire il caso, due anni fa, l'assessorato regionale al Personale, che si è accorto che quell'ispettore del lavoro, Giovanni Agosta, assunto in virtù della norma che tutela i familiari delle vittime della mafia perché figlio di Alfredo Agosta, un maresciallo dei carabinieri ucciso nel 1982 a Catania, aveva in corso ben 19 procedimenti penali (falso in atto pubblico, truffa e reati simili commessi quando era un carabiniere) a suo carico, oltre ad alcune condanne già passate in giudicato. Come scrive il Giornale di Sicilia per arrivare al licenziamento di Agosta la Regione ha impiegato 2 anni e due gradi di giudizio: in primo grado Agosta vinse, mentre in Appello il giudice ha datto ragione alla Regione. Il licenziato contesta la decisione e ha fatto un nuovo ricorso al Tribunale del lavoro di Catania. Secondo l'indagine, il funzionario regionale avrebbe avuto una doppia vita per quasi 8 anni: era ispettore del lavoro con funzioni di polizia giudiziaria, ma anche imputato in 19 processi.
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