"Il blackout di Crowdstrike è colpa mia". E la bufala diventa virale

Un esperimento sociale di un debunker dietro alla presunta verità sul blocco mondiale: “Ecco perché alla gente piace avere un colpevole”

"Il blackout di Crowdstrike è colpa mia". E la bufala diventa virale
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È bastato un semplice tweet, con tanto di foto visibilmente artefatta, per inondare i social network di fake news. Parliamo del blocco Crowdstrike e del relativo esperimento sociale firmato dal debunker belga Vincent Flibustier, che si è spacciato su X per un impiegato della piattaforma di cybersicurezza al centro del blocco mondiale: a causa di un aggiornamento forzato del software, venerdì ha dato il colpo di grazia all’interruzione di Microsoft Azure.

Con il supporto dell’intelligenza artificiale, Vincent Flibustier si è virtualmente inserito nel foyer di Crowdstrike e, nonostante alcuni dettagli difficili da non notare, quasi tutti gli utenti del web hanno preso per buona la sua autodenuncia: “Sono stato io a causare il blackout mondiale”. Poche ore dopo, invece, un altro tweet seguito da un video in cui rendeva noto il licenziamento per le conseguenze delle sue azioni. Ebbene, una lunga serie di boccaloni e disinformati hanno dato credito alla sua pseudo-confessione, garantendo una platea sempre più grande alla clamorosa bufala. E poco importa che il selfie mostri una testa dalla forma incredibilmente irregolare o proporzioni totalmente squilibrate tra mano e avambraccio.

L’esperimento sociale del divulgatore belga ha funzionato, purtroppo. Secondo quanto reso noto dal Corriere della Sera, il suo post ha raccolto 40 milioni di visualizzazioni, oltre 400 mila like, quasi 40 mila retweet e circa 2.700 commenti. E i numeri sono in costante aumento, perché c’è ancora chi crede che sia tutto vero.

“Al di là del fatto che non mi aspettavo certo un simile successo da questa cosa, l'ho trovata interessante perché ha permesso di raggiungere un pubblico veramente ampio portando con sé alcuni piccoli elementi di riflessione sulla cittadinanza digitale”, l’analisi di Flibustier nel video condiviso tramite il suo profilo X:“E attraverso qualcosa che in fin dei conti non causa danno a nessuno possiamo consentire alle persone di riflettere, magari per la prossima volta, su ciò che condividono senza verificare nulla”.

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