Nella settimana del cyber caos, ad essere in down non sono soltanto i computer di tutto il mondo. Numerosi politici ci hanno messo del loro. È il caso, per esempio, del sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, civico eletto l'anno scorso coi voti dell'accozzaglia rossa. Non pago dei continui assist della sinistra alla causa palestinese, è sceso in campo pure lui negando il patrocinio al match degli Azzurri con Israele. Anche nelle redazioni dei giornali non sono mancati strabilianti down l'indomani della partita del cuore tra la nazionale politici e la nazionale cantanti, giocata a Pescara per raccogliere fondi da destinare al Bambin Gesù. A Repubblica e al Fatto quotidiano hanno letteralmente sbarellato: "Non si gioca a calcio con i fascisti". Che fairplay!
Ma veniamo al nostro podio dei peggiori. Che non può ovviamente prescindere dall'attentato avvenuto la scorsa settimana durante un comizio a Butler, in Pennsylvania. Quelle immagini terribili le abbiamo viste, e riviste, tutti quanti: Donald Trump che gira leggermente la testa, il proiettile che lo sfiora e lo ferisce, il rivolo di sangue che gli cola lungo il viso. Vivo per miracolo: un centimetro più in là e la storia degli Stati Uniti e probabilmente di tutto il mondo sarebbe cambiata irrimediabilmente. Accecato dalla sua stessa follia, Thomas Matthew Crooks è stato però armato anche dai continui messaggi d’odio che da anni vengono riversati su Trump da tanti fantomatici democratici. Un odio che non è mancato neppure dopo l’attentato. La condanna non è stata unanime. Sono piovute assurde teorie del complotto. E poi i troppi distinguo a sottointendere che, dopo tutto, il tycoon se l’era andata a cercare. In questo vergognoso sciacallaggio il peggiore di tutti è stato Gad Lerner e occupa il terzo posto del podio. In televisione ha detto che, nonostante quanto accaduto, è Trump quello pericoloso e a chi gli faceva notare che l'ex presidente degli Stati Uniti era vittima non aggressore, il giornalista è arrivato addirittura a paragonarlo a Hitler: "In passato hanno sparato anche a lui. Questo però non lo ha reso un eroe".
Al secondo posto i giustizialisti della sinistra. È la solita combriccola di sempre: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Si sono ritrovati, con la bava alla bocca, in piazza De Ferrari, sede della giunta regionale, per chiedere le dimissioni di una persona democraticamente eletta dai suoi cittadini e, fino a prova contraria, ancora del tutto innocente ai fatti che gli vengono contestati dalla procura di Genova. Stiamo ovviamente parlando di Giovanni Toti. Già trovavamo (e troviamo tuttora) scandalosa la condotta dei giudici, che lo tengono ai domiciliari come arma di pressione per farlo dimettere. Il campo largo delle manette fa ancora più ribrezzo. È la stessa vomitevole giustizia sommaria di piazza che avevamo visto sotto l’hotel Raphael ai tempi di Mani pulite. Ma d'altra parte a sinistra sono bravissimi a invocare la presunzione d’innocenza quando gli fa comodo salvo poi diventare i peggiori forcaioli quando tocca a un loro avversario politico.
I peggiori della settimana, però, sono i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma che hanno accordato i domiciliari a Gabriele Natale Hjorth, uno dei due americani coinvolti nell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega. Dopo una prima condanna all’ergastolo i due si erano già visti ridurre la pena a 22 anni di carcere e poi a 11 anni e quattro mesi. Nei giorni scorsi uno dei due ha persino ottenuto di andarla a scontare al mare, a Fregene, nella casetta della nonna.
Ma come si può fargli un regalo del genere? Tanto più a uno che non ha nemmeno risarcito i famigliari del maresciallo ucciso a pugnalate. È una decisione che non offende soltanto il defunto vicebrigadiere Cerciello Rega, ma mortifica anche tutta l’Arma dei carabinieri e tutte quelle divise che ogni giorno assicurano la nostra sicurezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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