Un dipartimento segreto decide cos'è la "verità"

"The Department of Truth" pone domande inquietanti sul controllo dei media (e delle IA)

Un dipartimento segreto decide cos'è la "verità"
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Qualunque uomo di media intelligenza, arrivato a un certo punto della vita, ha la certezza che la Storia sia mossa anche e forse soprattutto da forze oscure. Pochi hanno il coraggio di abbandonare il modo di pensare bene così razionale e così tipico dei borghesi. Chi si avventura per vie sconosciute, dovrà ricominciare il cammino più volte. Molte strade sono vicoli ciechi. Chi persevera, alla fine, è baciato dalla illuminazione. La Storia è soltanto la storia delle cospirazioni.

Beh, messa così ci si potrebbe quasi credere. Di sicuro ci credevano grandi scrittori come William Burroughs e meno grandi come Philip Dick. Erano paranoici. Sapevano di esserlo. Ma pensavano che la paranoia fosse un ottimo strumento di conoscenza. Senz'altro avevano ben presente che, in tutta la faccenda del complottismo, un ruolo chiave fosse occupato dai media. Giornali e televisioni rilanciano le idee più strampalate, che sono anche le più divertenti, ma anche quelle che permettono allo spettatore di sfogare le proprie frustrazioni. Se va tutto male, c'è un motivo. È colpa dei rettiliani al governo.

Esistono complotti per tutti i gusti. La lista delle credenze è sterminata: i Protocolli dei savi di Sion, gli Illuminati, i Rettiliani, la rete mondiale di satanisti assetati di sangue giovane, la Massoneria deviata, il Grande Vecchio, il Deep State o Stato profondo. Non c'è fatto storico che non abbia una contro-interpretazione: l'omicidio di John Fitzgerald Kennedy, lo sbarco sulla Luna, la morte di Adolf Hitler, la pandemia da Covid, l'11 settembre. Non c'è fatto scientifico che non sia stato contestato, si va dal terrapiattismo ai veri effetti dei vaccini. E poi le scie chimiche, l'Area 51, gli avvistamenti Ufo, i «grigi».

In questi anni, è stato pubblicato un lungo romanzo a fumetti, o graphic novel se preferite, che prende molto sul serio le teorie del complotto. In Italia, siamo arrivati da poco al quarto volume. Negli Stati Uniti, escono le puntate che andranno a formare il quinto e chissà come lo sceneggiatore reagirà all'attentato contro Donald Trump, che ha scatenato il complottismo più sfrenato. The Department of Thruth, ovvero il Dipartimento della verità, è un vero divertimento: riesce infatti a collegare tutte le teorie che abbiamo citato, e altre ancora. D'altro canto il fumetto di James Tynion e Martin Simmonds, edito da Panini Comics, è anche inquietante. L'assunto principale è il seguente: ogni teoria, anche la più strampalata, rischia di fare irruzione nella realtà se diventa una credenza condivisa dalla maggioranza delle persone (a volte possono bastare una minoranza cospicua o molto qualificata). La Terra in effetti potrebbe diventare piatta. Anzi, potrebbe essere sempre stata piatta perché, come è noto, la storia viene scritta dai vincitori (terrapiattisti). Al Dipartimento della Verità, che è di gran lunga la più importante istituzione americana, per quanto segretissima, si combatte tutto il giorno per smascherare e liquidare le teorie del complotto più pericolose. Un'associazione segreta, la Black Hat, ovvero il cappello nero, sfrutta invece le stesse teorie per cercare di destabilizzare la democrazia a stelle e strisce. Ma attenzione: siamo sicuri che gli agenti del Dipartimento siano davvero i buoni? Non abbiamo detto che la storia viene scritta dai vincitori, quindi dal Dipartimento stesso? Viene qualche dubbio. In fondo anche la Guerra fredda è stata combattuta a colpi di propaganda. Per vincere, era necessario convincere il mondo della propria inarrivabile potenza. Gli «sceneggiatori» occidentali si sono rivelati più abili e hanno avuto qualche idea geniale. Ad esempio, chiamare il regista Stanley Kubrick e fargli girare un filmato di propaganda nel quale gli americani sbarcano sulla Luna battendo la concorrenza sovietica.

The Department of Truth è anche una meditazione sulla propaganda, sulla disinvoltura dei media, sulla manipolazione sottile attraverso la guerra delle notizie, a volte vere, a volte false. Ma fa un passo avanti molto deciso. Si pone infatti anche il problema della «battaglia giusta»: come si fa a combatterla senza diventare uguale al nemico?

Sono tutte questioni aperte e sempre più gravi in un'epoca dove la parola associata all'immagine ha una diffusione

virale e globale. Pensate soltanto a quale grado di mistificazione, e dunque di complottismo, sarà possibile arrivare con lo sviluppo delle Intelligenze Artificiali. La vera battaglia sarà per il controllo della «verità».

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