
Se prendessimo per buone molte delle critiche che in queste ore si fanno a Donald Trump, occorrerebbe nello stesso momento plaudire a Giorgia Meloni. Prima di cestinare questo breve articolo, cerchiamo di seguire il filo del ragionamento. Ebbene, non c'è media e giornalista finanziario che non attacchi le politiche del nuovo presidente degli Stati Uniti, facendosi forza con i rendimenti negativi dei mercati finanziari. L'andamento dei suoi indici, in rosso, sarebbe il segno della sua incapacità a guidare l'economia americana. Tanto per essere chiari, chi scrive ritiene una follia la politica dei dazi: dove non passano le merci, passano le armi, diceva un vecchio saggio liberale. Ma ritorniamo al punto. Nonostante Wall Street fosse ai massimi di sempre, si imputa a Trump la discesa degli indici. Dal giorno della sua elezione lo S&P 500 ha perso quasi il 3 per cento e dall'insediamento più del 6 per cento. Questa sarebbe la cartina di tornasole del suo fallimento. Prendiamo per buono questo ragionamento. E portiamolo a casa nostra. Dal giorno del giuramento del governo Meloni ad oggi il principale indice di Borsa italiano ha fatto segnare un aumento che sfiora il 100 per cento. I francesi, in questi due anni e mezzo, hanno visto un rialzo del 40 per cento e i tedeschi del 78 per cento. Dal 22 ottobre del 2022 (Governo al Quirinale) anche gli indici di Borsa americani hanno fatto considerevolmente peggio di Piazza Affari. Insomma, siamo stati di gran lunga i più bravi tra i grandi. E adesso come la mettiamo? Se le politiche economiche di Trump sono misurate con il termometro di Wall Street, come facciamo ad abbandonarlo quando giudichiamo quelle degli esecutivi italiani? Perché i commentatori di casa nostra, oggi così attenti al flop di New York, si dimenticano dei listini di Milano? Forse proprio perché, se fossero costretti a usare il medesimo standard, dopo aver messo all'inferno Trump, dovrebbero promuovere il Governo Meloni.
Purtroppo i mercati finanziari sono solo una rappresentazione della realtà economica. E questo vale anche per il gigantesco mercato americano. E, soprattutto, hanno logiche che non sempre corrispondono a quelle delle botteghe. Per carità, non bisogna ignorarli e per di più i mercati azionari sono ai massimi e il rischio che ci sia una sciacquata è dietro l'angolo. La stessa schizofrenia vale per il cosiddetto spread.
La differenza tra gli interessi che davano i solidi Bund tedeschi e i Btp italiani, il giorno dell'arrivo di Meloni&co a Palazzo Chigi era del 2,3 per cento (233 punti base) e oggi è all'1,1 per cento (110 punti base). Dove sono finite le cassandre sensibili agli spread italiani, oggi che si sono dimezzati?Tutte ad occuparsi di Trump e della Borsa americana. Evidentemente.
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