I soldati non ci sono, niente esercito comune

Le armi si possono costruire, si possono acquistare, ma coloro che dovrebbero poi usarli, questi armamenti, guidare questi carri armati, pilotare questi aerei non ci sono

I soldati non ci sono, niente esercito comune
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Gentile Direttore Feltri,
al di là della utilità o della inutilità di un esercito europeo, lei ritiene fattibile la sua costruzione?

Domenico Ricordo

Caro Domenico,
a mio avviso, costruire un esercito europeo non è impossibile, ove si tratti di mettere insieme i contingenti di cui dispongono gli Stati membri. Tuttavia, non sarebbe un vero e proprio esercito, unitario, compatto, capace di «parlare una medesima lingua», poiché ogni Nazione ha i suoi metodi di addestramento, di formazione, di educazione alla guerra e alla emergenza. Perché un esercito europeo vero e proprio sorga è indispensabile che i soldati che lo costituiscono, pur provenendo da Paesi differenti, partecipino ad una medesima scuola, ovvero che siano professionalmente e militarmente omologati. Altrimenti non può funzionare.

L'Ue è una aggregazione di popoli con tradizioni, cultura, lingua, usi e costumi diversi e per questo non siamo mai giunti alla nascita di un popolo europeo, allo stesso modo, non può nascere un esercito europeo. Siamo genti slegate. Una moneta non è un collante, non crea un sentire europeo. Né partecipare ad uno stesso organismo politico dà luogo allo sviluppo di un senso di coesione o di comunione. Quindi, parlare di esercito europeo, per me, è fuorviante. L'espressione non è corretta.

E poi c'è un altro ostacolo, quello vero, insormontabile, sul quale tutti tacciono. Di cosa sono fatti gli eserciti? Sono fatti di persone, di esseri umani. E oggigiorno questi esseri umani non hanno alcun interesse ad arruolarsi, a fare i militari, ad andare eventualmente in guerra, dunque a crepare, a sottostare ad ordini, ad osservare regole, orari, disciplina. Manca il capitale umano. Mancano i valori che un tempo spingevano i giovani a scegliere questa strada, ovvero il patriottismo, la solidarietà, lo spirito di sacrificio, di abnegazione, di servizio.

Le armi si possono costruire, si possono acquistare, i quattrini possiamo pure trovarli per riarmarci, ne spendiamo tanti male, ne spenderemo altri sempre male, ma coloro che dovrebbero poi usarli, questi armamenti, guidare questi carri armati, pilotare questi aerei non ci sono, il personale militare diminuisce costantemente.

Eppure ne abbiamo fatta una questione meramente di soldi, di risorse economiche, mentre non ci rendiamo conto che sono cambiati i tempi, che è cambiata la società. E la problematica non si risolve neppure imponendo la leva obbligatoria. Gli eserciti non possono essere composti da aspiranti disertori, gente demotivata, svogliata. La motivazione deve essere fortissima.

Da anni viviamo una fase di grave crisi vocazionale in ogni ambito, incluso quello militare. E sono pure parecchi i militari che decidono di congedarsi, dunque che gettano la spugna. Del resto, le rinunce richieste sono tante. E non c'è più voglia di patire in una società del piacere in cui tutto deve essere facile e comodo, a portata di mano e senza rischi. Ecco la ragione per la quale prevedo che molto difficilmente si possa realizzare una inversione di tendenza negli arruolamenti, ossia un loro incremento.

Discutiamo

di riarmo, di guerra, di eserciti. E non ci rendiamo conto di quanto tutto questo sia oramai anacronistico.

Persino aumentare gli stipendi dei militari non basterebbe. Per i più, il gioco non varrebbe comunque la candela.

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