Aponte guarda oltre Genova. Vuole 15 nuovi porti marittimi

Dopo Italo, il molo di Trieste, Wartsila e la compagnia cargo l'armatore elvetico si prepara a colonizzare le coste italiane

Aponte guarda oltre Genova. Vuole 15 nuovi porti marittimi
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La strategia piglia-tutto di Gianluigi Aponte in Italia accelera e va oltre i confini noti. L'armatore del gruppo Msc, che da Ginevra ha creato un impero internazionale, sta facendo della sua prima patria una vera terra di personale conquista. Dopo il tentativo, naufragato, di acquistare Ita (ex Alitalia), ecco l'affondo di successo su Italo, sul Molo Sette di Trieste, sui carri ferroviari di Wartsila, su AlisCargo e sul Secolo XIX, giusto per citare le operazioni più note. E ora starebbe mettendo a punto un piano per la colonizzazione delle coste italiane che parte da Genova e arriva fino a Trieste.

Secondo quanto risulta al Giornale, nei suoi piani c'è infatti l'idea di dare vita, lungo la Penisola, a 15 nuovi scali portuali. Uno sviluppo enorme, ma anche di grandi affari per il suo gruppo, visto che le sinergie con i suoi vasti interessi ovviamente non mancherebbero: Aponte è il primo armatore al mondo nel settore dei container, dopo aver scavalcato con Msc, la danese Maersk quanto a capacità di trasporto. Tra l'altro è anche proprietario del terzo brand di crociere al mondo (dopo i colossi Carnival e Royal Caribbean) e uno dei grandi investitori nei terminal portuali: ne gestisce 62 in ogni latititudine.

Aponte si muove in un settore che in Italia ha grande potenziale. Come ieri è emerso dalla terza edizione dell'evento «l'Economia del Mare 2024» (andato in scena a Genova su una nave Msc, la Costa Smeralda), la Blue Economy stretta oggi vale il 9,1% del Pil nazionale, ovvero 161 miliardi. Un giro d'affari che però non può fare capo a un singolo attore, cosa che accadrebbe qualora Aponte dovesse completare in solitaria il suo piano. Né rassicurano le parole pronunciate dall'ad di Costa Crociere e presidente di Confitarma, Mario Zanetti. «Per quanto riguarda le infrastrutture - ha detto ieri - serve un approccio collaborativo e integrato alle infrastrutture dell'economia del mare che vanno modernizzate e ne vanno anche pensate, progettate e realizzate di nuove, che abbiano i porti come nodo fondamentale: non più come elemento foglia, ma come elemento centrale attorno al quale le altre infrastrutture possono ruotare e svolgere un ruolo». Che siano suggerimenti intelligenti non v'è dubbio, ma certo la politica non può stare a guardare senza farsi parte dirigente.

Nel frattempo Aponte sta tessendo la sua rete conquistato ogni punto nevralgico. Come nel caso di Msc, che in poco tempo è salita dal 50% all'80% del terminal container Trieste Marine Terminal; ed è proprio di ieri la notizia dell'accordo a Trieste con i sindacati sulla vertenza Wartsila. Un'intesa che evita i licenziamenti e prevede il passaggio dei 261 lavoratori dichiarati in esubero da Wartsila a Msc a partire dal mese di agosto. Aponte ha quindi rilevato il 100% di Rimorchiatori Mediterranei; ha salvato dal fallimento insieme a banche e creditori i traghetti Moby e la società armatoriale Ignazio Messina & C.

Più recentemente ha conquistato la AlisCargo, che ha dato vita a Msc Air Cargo per entrare a pieno titolo nel business del trasporto aereo merci.

La nuova campagna acquisti - che riguardi scali da ristrutturare o nuovi sbocchi - potrebbe anche fare leva su una fragile situazione di mercato: a causa delle tensioni geopolitiche, sono state 470 milioni le tonnellate movimentate nel 2023, con un calo del 3,2% rispetto al 2022.

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