Mps, plebiscito sull'offerta Mediobanca

I soci approvano l'aumento di capitale con l'86,5%. E Lovaglio guarda anche a Bpm

Mps, plebiscito sull'offerta Mediobanca
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L'aumento di capitale di Monte Paschi a servizio dell'offerta su Mediobanca passa con ampio margine e tra gli applausi degli azionisti. Nell'assemblea dei soci di ieri, infatti, ha votato a favore l'86,48% del capitale presente, circa 20 punti percentuali più di quelli che sarebbero stati necessari a fronte di un'affluenza in linea con le previsioni (73,5%).

«La nostra banca è più che pronta per guidare un nuovo processo di sviluppo industriale che unendo le forze con Mediobanca può creare valore da subito», è stato il commento dell'amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, prima di votare sull'aumento di capitale. L'integrazione tra Rocca Salimbeni e Piazzetta Cuccia è un'operazione «win-win situation» da cui nascerà «un nuovo leader del mercato italiano». L'assise ha dato l'ok anche al bilancio 2024 e al dividendo di 0,86 euro ad azione.

In avvio di assemblea, il presidente Nicola Maione ha elencato le partecipazioni nel capitale della banca superiori al 3 per cento. Ebbene, il gruppo Caltagirone ha aumentato la sua quota in Mps al 9,96% del capitale, diventando il secondo socio del Monte. Confermate, invece, le partecipazioni di Mef (11,7%), Delfin (9,8%), Bpm (5%) e Anima (3,99%). Di tutti questi soci si sapeva che avrebbero votato a favore, ma alla fine il consenso è stato più ampio del 52-53% assicurato in partenza. L'Ops «porterà un beneficio a tutto il sistema bancario e anche all'economia del Paese», ha detto Maione.

Ora l'operazione andrà avanti, con il periodo di adesione dell'Offerta pubblica di scambio che dovrebbe aprirsi tra giugno e luglio. Tante le tematiche sollevate nel corso dell'assemblea. A partire dal target che l'Ops su Piazzetta Cuccia dovrà raggiungere. «Mps conferma l'obiettivo di conseguire almeno il 66,67% dei diritti di voto», si legge sulle risposte per iscritto. In ogni caso, specificando che «gli obiettivi strategici dell'offerta sono realizzabili anche nel caso di uno scenario che prevede l'acquisizione del 51%». Quanto a un eventuale rilancio, la società ritiene «che, allo stato, l'offerta» su Mediobanca «sia già adeguata, e vi è ferma convinzione che questa sia una grande opportunità per gli azionisti di entrambe le entità». Tra i soci, c'è chi sarebbe anche disponibile a offrire una ciambella di salvataggio al dominus di Mediobanca, Alberto Nagel, che potrebbe «rappresentare una buona risorsa» a integrazione avvenuta. La società non si sbottona, ma non sembra aria: dicendo che a oggi non ha condotto «uno screening per prendere decisioni relative agli organi di gestione». Insomma, le faremo sapere.

Mentre l'istituto afferma di non avere in corso trattative per risolvere la causa da 751 milioni con Caltagirone, per il futuro le ambizioni non mancano. Tant'è che, ha detto Lovaglio, se Mps acquisirà Mediobanca potrà svolgere «un ruolo da protagonista in un mercato che andrà necessariamente a consolidarsi». Il riferimento è a eventuali nozze con Bpm (che tuttavia è già sotto offerta di Unicredit): «Avremo una market cap che ci consentirà di sederci al tavolo» del risiko «con un diverso posizionamento». Ribadito anche il concetto che la quota di Mediobanca in Generali «non è strategica».

A proposito di Unicredit-Bpm, ieri il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti non ha escluso che il verdetto della procedura Golden Power possa

arrivare in Cdm oggi: «Abbiamo delle scadenze che dobbiamo rispettare», ha detto alla presentazione del settimanale Moneta, «può darsi». In Borsa, il titolo di Mps è calato dell'1,3%, piatto quello di Mediobanca (+0,10%).

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