Bozzoli, l'ultima pista porta nei Balcani

Lo zio: "Ha avuto 9 anni per prepararsi". Il padre della compagna: "Costituisciti"

Bozzoli, l'ultima pista porta nei Balcani
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Scandagliare la sua vita privata e ricostruire legami e amicizie. È questa la strada battuta dagli inquirenti per catturare Giacomo Bozzoli, l'assassino della Fonderia del quale si è persa ogni traccia dal 23 giugno scorso insieme a compagna e figlio. Ecco perché nella villa di famiglia sul Garda i carabinieri hanno sequestrato smartphone e apparecchi informatici. Serve una traccia, un indizio. Sia per spiegare la sparizione del 39enne, sia per mettere qualche bandierina sulla cartina dell'Europa degli investigatori.

E le ipotesi in queste ore fioccano. Quella principe racconta di una fuga in Francia (come d'altronde rivelato dal suocero dell'ergastolano). Chi sostiene questa tesi crede che Giacomo Bozzoli abbia voluto evitare al figlio l'assedio delle telecamere in paese, trascorrere tutti insieme un'ultima vacanza «normale», magari festeggiare il nono compleanno del bambino tra pochi giorni, magari anche il suo il 19 luglio prossimo. E solo poi costituirsi, lontano da tutti. Sarebbe la circostanza più spiegabile, ma non per questo la più probabile. E infatti gli inquirenti non ci credono. Allora si guarda altrove, ai contatti di lavoro in Austria e in Germania e a conoscenze non propriamente raccomandabili nei Balcani. Persone che potrebbero averlo aiutato a nascondere l'intera famiglia? Questo si chiedono gli investigatori in queste ore. Quel che è certo è che né prima né dopo il 23 giugno il latitante - pur avendo importanti disponibilità economiche - ha prelevato consistenti somme di denaro dal conto corrente. Inoltre non ha usato carte di credito, non ha un passaporto valido e non ha alloggiato in alcun albergo. Potrebbe allora essere in possesso di contanti, provenienti da altri flussi. Le uniche tracce sono quel passaggio a Desenzano a bordo della Maserati e quell'ultima connessione su whatsapp, tutto tra il 23 e il 24 giugno. Poi il vuoto. Il silenzio. Il nulla. Chi indaga si dice sicuro di un tentativo di fuga non certo temporaneo: ecco perché ormai il 39enne - condannato per l'assassinio dello zio Mario nel 2015 - è considerato un latitante ed è ricercato in tutto il mondo. Mentre la procura ha spiccato un mandato di arresto europeo, la procura generale della corte d'appello ha chiesto che le ricerche siano estese oltre i confini Schengen. Una decisione che spiega chiaramente la direzione delle indagini.

Ma è la stessa famiglia a non nutrire grandi speranze sul ritorno, come ha confermato ieri lo zio paterno di Giacomo: «Ha avuto nove anni per studiare tutto». Proprio ieri Daniele Colossi, il padre della compagna Antonella, ha voluto lanciare un appello: «Questa vicenda mi sta distruggendo. Mi auguro che il compagno di mia figlia si costituisca al più presto per il bene suo ma soprattutto per quello di mia figlia e del mio nipotino». Ma nel breve messaggio affidato all'avvocato Massimiliano Battagliola ha voluto anche escludere un proprio coinvolgimento nella fuga: «Per quanto mi riguarda posso solo dire che nella vita ho sempre lavorato onestamente e rispettando la legge. Per questa ragione mi sono messo subito a disposizione degli inquirenti perché credo che questa sia la cosa migliore per tutti.

Spero che la vicenda si concluda il prima possibile». Intercettato nella sua galleria d'arte a Brescia, il suocero di Bozzoli ha poi aggiunto: «Se sapessi dove sono prenderei l'auto e andrei immediatamente a prenderli e li porterei indietro tutti. A partire da Giacomo».

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