La Consulta delude i tassisti: no al blocco di nuove licenze Ncc

Bocciata la legge varata nel 2018 dal governo gialloverde: "Grave pregiudizio agli interessi della cittadinanza e della collettività"

La Consulta delude i tassisti: no al blocco di nuove licenze Ncc
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Basta code interminabili fuori dalle stazioni e dagli aeroporti per un taxi. Il mondo dei viaggiatori sta per rivoluzionarsi e a sancire il nuovo corso dei trasporti pubblici definiti «non di linea» è una sentenza della Corte costituzionale. Andiamo con ordine. Ieri è stato depositato il verdetto che boccia il decreto-legge del 2018 che di fatto bloccava la concessione di nuove licenze per gli Ncc (Noleggio con conducente). Una norma che contingentava il servizio tutelando i proprietari delle licenze, ma allo stesso tempo penalizzando gli utilizzatori finali: i cittadini.

In particolare, nel mirino della sentenza è finito l'articolo 10-bis, comma 6, varato dal governo gialloverde, che recita: «A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto non è consentito il rilascio di nuove autorizzazioni per l'espletamento del servizio di noleggio con conducente con autovettura».

Nel corso degli ultimi 6 anni lo stop alle licenze è stato reiterato da vari decreti, l'ultimo è di pochi mesi fa. È a questo punto che si sono espressi i giudici della Corte bollando come incostituzionale il decreto perché la norma «ha causato in modo sproporzionato un grave pregiudizio all'interesse della cittadinanza e dell'intera collettività». Infatti, i servizi di autotrasporto, come appunto i taxi e le auto blu con conducente, concorrono alla libertà di circolazione «che è la condizione per l'esercizio di altri diritti fondamentali».

Nel tempo la mobilità delle persone è sempre più cresciuta, mentre i centri delle grandi città escludono sempre più i mezzi privati mettendo in evidenza tutta l'anomalia italiana: la penuria di auto bianche al servizio dei viaggiatori. Fenomeno che non è sfuggito all'analisi della Corte che ha scritto: «La forte carenza dell'offerta che colloca l'Italia tra i Paesi meno attrezzati al riguardo ha indebitamente compromesso non solo il benessere del consumatore, ma anche qualcosa di più ampio che attiene all'effettivo godimento di alcuni diritti costituzionali oltre che all'interesse dello sviluppo economico del Paese». Per avere il polso della situazione basta guardare questi dati: a Roma circolano quasi 8.000 taxi, mentre a Madrid sono il doppio: 16 mila. Ma è anche vero che Roma ha il 75% dei pernottamenti turistici in più della capitale spagnola.

Sempre la sentenza ha messo in evidenza come sia rimasta inascoltata la preoccupazione dell'Autorità Garante della concorrenza per la quale «l'ampliamento dell'offerta risponde all'esigenza di far fronte a una domanda elevata e insoddisfatta soprattutto nelle aree metropolitane caratterizzate da maggiore densità di traffico e dall'incapacità del trasporto pubblico di linea e del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità della popolazione».

Tornado a oggi, il verdetto della Corte ha riacceso il faro sul tema e l'esigenza di procedere a stretto giro.

«Chiediamo a Giorgia Meloni di convocare rapidamente un tavolo di concertazione per una nuova legge quadro sul trasporto pubblico non di linea», ha detto Andrea Romano, presidente di MuoverSi' Federazione NCC e Mobilità, che riunisce le principali associazioni del settore Noleggio con Conducente, aggiungendo: «la sentenza della Corte Costituzionale assesta un colpo definitivo alla già traballante credibilità della legge gravemente punitiva verso decine di migliaia di operatori e aziende».

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