La sentenza choc sul centro sportivo antimafia di Montespaccato

Confische difficili

La sentenza choc sul centro sportivo antimafia di Montespaccato
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La favola della legalità del centro sportivo antimafia di Montespaccato, quartiere periferico di Roma, è diventata un incubo. A scrivere questa triste pagina è la Corte d'Appello di Roma che ha revocato la confisca e restituito il 15% di quota societaria al figlio del boss Gambacurta, esponente di spicco di uno dei clan più criminali della Capitale, condannato in via definitiva a tre anni per associazione a delinquere e anche per estorsione aggravata e lesioni.

La favola inizia nel 2018 quando l'operazione Hampa porta a 58 arresti e al sequestro del centro sportivo e della squadra di calcio Montespaccato, appena retrocessa in Promozione e a rischio fallimento. Da lì la Regione Lazio decide di affidare tutto all'ente pubblico Asp Asilo Savoia. In meno di due anni, grazie al progetto Talento e tenacia, quella stessa squadra raggiunge la promozione in serie D; il centro diventa un punto di riferimento per i giovani e per la legalità, celebrato anche dal capo dello Stato Sergio Mattarella, che in quella struttura è «atleta onorario». Un sogno che ora dopo anni di impegno e sacrificio è stato inquinato. «La perizia ha accertato che le specifiche risorse economiche impiegate per l'acquisto dei beni non erano state messe a disposizione dal proposto ed erano compatibili con le disponibilità dei terzi», si legge a pagina 82 delle motivazioni. In burocratese significa che per perito e giudici non c'è nessuna anomalia nel ridare la quota del 15% della società Olympus Sport Center a Valerio Gambacurta, rampollo del boss Franco condannato a 30 anni di galera.

«Qualcuno ha minimizzato dicendo che è solo un socio di minoranza, ma è un socio che era il direttore generale del centro sportivo e che in nome del padre esercitava il suo potere, quindi trovarlo come parziale padrone di casa per noi è inaccettabile», tuona il presidente dell'Asp Asilo

Savoia, Massimiliano Monnanni (foto).

Ora non resta che sperare che la Procura Generale di Cassazione faccia ricorso e confidare nella politica che, in modo trasversale, dal Pd a FdI, ha già espresso solidarietà e vicinanza.

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