Sapienza top negli studi classici. Atenei italiani secondi in Europa

Politecnico di Milano, Bocconi, Normale e Iuav tra i primi 10. Siamo settimi nel mondo, ma cresce la concorrenza asiatica

Sapienza top negli studi classici. Atenei italiani secondi in Europa
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Nonostante il calo degli studenti (meno 30% entro il 2040) e i mille mali che affliggono le università italiane, nel momento in cui c'è da tirare la riga, possiamo dire tranquillamente che noi italiani abbiamo da dire la nostra, eccome. A confermarlo è la classifica QS (World University Rankings by Subject) che vede ben 56 atenei italiani piazzati. Anzi, ben piazzati.

La Sapienza si conferma per il quinto anno consecutivo la migliore facoltà negli Studi classici, seguita per la prima volta non dalle rivali Oxford e Cambridge (solo quarta e quinta) ma dalla new entry cinese Peking University, lo scorso anno già al decimo posto, che batte anche St.Andrews, al terzo posto. «La conferma del primato mondiale - dichiara la rettrice della sapienza Antonella Polimeni - è un riconoscimento che consolida a livello globale la concezione dell'Italia come patria della cultura classica. Negli ultimi cinque anni sempre più studenti internazionali provenienti da nazioni e continenti distanti si sono iscritti da noi per studiare la lingua latina e la civiltà antica. Abbiamo innescato un circolo virtuoso nel solco della vocazione internazionale di Roma, quest'anno protagonista del giubileo».

La Normale di Pisa, che lo scorso anno era al quinto posto, nel 2025 è invece ottava. Anche per il Politecnico di Milano sono arrivate una serie di conferme: il sesto posto per Arte e Design (in salita di uno rispetto al 2024) e il settimo per architettura, il dodicesimo in Meccanica (era nono), tredicesimo in Ingegneria Civile (-1), 21esimo in Ingegneria e tecnologia (+2). Bene anche il Politecnico di Torino che sale di un posto in Ingegneria del Petrolio (17esimo), mentre la Bocconi conquista il 12esimo posto in management e il 19esimo in accounting.

I cambi di posizioni, anche se vogliamo anche repentini, sono probabilmente il riflesso dell'incertezza che stanno attraversando alcuni atenei britannici e americani su questi temi, a partire dai programmi. C'è poi la nuova entrata, l'Università IUAV di Venezia che sale di sei posizioni fino ad occupare il nono posto al mondo per Storia dell'arte.

L'università Cattolica è tra le prime 100 al mondo in tre ambiti: studi classici e storia antica, teologia e infermieristica. Buoni anche i risultati della Statale di Milano, soprattutto in scienze veterinarie e scienze farmacologiche.

A livello globale, l'Italia si colloca al settimo posto per numero di voci in classifica e per numero di università classificate. Tra i Paesi dell'Unione Europea presenti in questo studio, occupa il secondo posto per numero di posti in classifica complessivi, dietro solo alla Germania.

Tralasciando i complicati meccanismi che animano la classifica, possiamo dire con certezza due cose: uno, che i posizionamenti italiani non sono un caso, ma frutto di un lavoro e di una credibilità costanti nel tempo. Due, che le new entry in classifica (asiatiche) devono far riflettere su come sta cambiando il mondo universitario e su come si orientano le scelte dei nuovi studenti. Rispetto all'anno scorso il 40% dei posti italiani in classifica è rimasto stabile, il 12% ha registrato un miglioramento mentre il 37% ha subito un calo.

Guardando

però nell'insieme i dati, le performance dei nostri atenei hanno subito un calo del 25 per cento dovuto probabilmente alla forte presenza delle università orientali che da qualche anno stanno scalando queste classifiche.

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