Sara Pedri, assolti i medici. "Nessun maltrattamento"

L'ex primario di ginecologia Tateo e la vice erano accusati di abusi. I giudici: "Il fatto non sussiste"

Sara Pedri, assolti i medici. "Nessun maltrattamento"
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Era stata Sara Pedri, prima di svanire nel nulla, a raccontare nel suo diario e ai familiari più stretti delle presunte vessazioni subite nel reparto dell'ospedale Santa Chiara di Trento dove lavorava come ginecologa. Accuse, le sue, che furono subito collegate alla sua scomparsa nel marzo del 2021 e che portarono ad un processo nei confronti dell'ex primario di ostetricia e ginecologia, Saverio Tateo, e della sua vice, Liliana Mereu, per maltrattamenti in concorso e in continuazione nei confronti del personale del reparto. Reati dai quali ieri i due medici sono stati assolti dal gup del Tribunale di Trento, Marco Tamburrino, perché «il fatto non sussiste», una formula usata quando le accuse non sono state provate.

I familiari della donna di Forlì, scomparsa quando aveva 32 anni, sono sempre stati convinti che il suo allontanamento da casa sia strettamente legato ai maltrattamenti subiti sul posto di lavoro. Continue umiliazioni e punizioni, una sorta di mobbing per il quale alla fine Sara si sarebbe tolta la vita. Anche se il suo corpo non è mai stato trovato. Per l'ex primario e la sua vice erano stati chiesti 4 anni, 2 mesi e 20 giorni. Tra 90 giorni, quando saranno depositate le motivazioni, si capirà perché per il giudice non ha creduto alla ricostruzione della Procura.

Soddisfazione è stata espressa dagli avvocati della difesa. «Formula piena: il fatto non sussiste per entrambi i medici. Direi, quello che noi abbiamo sempre auspicato», ha commentato l'avvocato Mario Murgo, difensore della dottoressa. «Sono innocenti come noi sapevamo dall'inizio di questa storia. Per quattro anni abbiamo lavorato su robuste ragioni, con la convinzione che la giurisdizione le avrebbe riconosciute, e così è stato», ha detto invece Salvatore Scuto, legale di Tateo assieme all'avvocato Nicola Stolfi.

Deluso invece l'avvocato Nicodemo Gentile, che rappresenta la famiglia Pedri: «Eravamo consapevoli che il processo per maltrattamenti era insidioso. Sicuramente è una sentenza che si muove lungo il terreno scivoloso del mobbing, fattispecie che in Italia rappresenta ancora un vuoto culturale. Vedremo come si muoverà la Procura. Siamo abituati a rispettare le sentenze. Aspetteremo le motivazioni della decisione, ma dal punto di vista del rilievo penale il mobbing rimane sempre e comunque una brutta bestia».

Nel processo si erano costituite parti civili sette lavoratrici dell'ospedale. Anche per il loro legale, Andrea De Bertolini, il processo ha risentito del fatto che nel nostro ordinamento non esiste un reato che si occupa specificatamente di mobbing.

Decine di dottori e infermieri dell'ospedale si erano fatti avanti dopo la scomparsa di Sara parlando, in una serie di denunce, dei maltrattamenti che avrebbero sopportato in reparto. Tanto che nel 2021 l'allora ministro della Salute Roberto Speranza aveva avviato un'ispezione, il direttore sanitario dell'azienda sanitaria trentina si era dimesso e Tateo era stato trasferito, per poi essere licenziato e successivamente reintegrato dal giudice.

Oggi lavora in una clinica in Francia, la sua ex collega a Catania. La Procura di Trento li aveva messi sotto inchiesta dopo un'indagine dei carabinieri del Nas, nell'ottobre del 2021. L'accusa riguardava i presunti maltrattamenti ai danni di 21 persone.

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