"Provo a far riflettere in tv senza salire sul piedistallo". Intervista a Franco Arminio

Il poeta da oggi su Raitre con "La biblioteca dei sentimenti": "Potremmo far concorrenza a Gramellini"

"Provo a far riflettere in tv senza salire sul piedistallo". Intervista a Franco Arminio
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Il poeta non parla dell'amore, parla di quella donna. Non parla della paternità, parla di quel padre. Non parla del dolore, parla di quel dolore. Ecco perché un programma guidato da uno scrittore è più che mai necessario: la cultura come una stretta di mano, non dotta astrazione. E questa è l'intenzione - e anche la pratica - di Franco Arminio che torna da domani ogni sabato su Raitre alle 16,30 con La biblioteca dei sentimenti, un viaggio tra i ragazzi con le chiavi di lettura fornite dalla letteratura. Nella scorsa stagione Arminio, uno dei più grandi poeti contemporanei, ha fatto le prove, un assaggio e, avendoci preso gusto, stavolta ci resterà per 34 puntate, fino a maggio, insieme a Greta Mauro in conduzione.

Dunque, Arminio, è ancora possibile fermarsi a riflettere in televisione?

«A noi viene concesso. È il motivo per cui ho accettato. La nostra è una trasmissione che definirei cordiale, gentile, affettuosa. Dove non ci sono scontri, non ci sono nemici. Ma neppure intellettuali che devono far vedere di essere i più bravi, di saperla lunga, di mettersi su un piedistallo. Non riesco a capire perché la cultura debba essere riservata a un élite».

E c'è un pubblico che ha voglia di ascoltare?

«Assolutamente sì. Appena ho fatto un post in cui annunciavo il ritorno sono stato sommerso di risposte. C'è una grande bontà disoccupata: persone che hanno voglia di confrontarsi e di trovare maestri che parlino loro con un linguaggio semplice ma non banale».

Per lei una sfida.

«Non avevo mai fatto televisione da conduttore. È un esercizio da affinare: il mio monologo resta una traccia scritta, ragionata, un'occasione per portare in tv una lingua scritta con cura, che può essere riascoltata. Aggiungo che 35 minuti a puntata sono pochi per riflettere con calma».

Vorrebbe che il programma avesse più spazio?

«Un'ora potrebbe essere un buon tempo. Se avremo una risposta positiva del pubblico, magari i nostri responsabili Rai prenderanno fiducia. Anzi, sarebbe bello andare in prima serata, magari il sabato o domenica, in concorrenza a Gramellini (In altre parole su La7), non saremmo meno bravi»..

Ci sarà qualche cambiamento nella trasmissione?

«Intanto saremo due poeti, io e Davide Rondoni. E questo è già moltissimo, accade rare volte in tv. Inoltre avremo altre figure di intellettuali ed esperti. Invece ai ragazzi chiederemo di intervenire con monologhi in cui parlano di esperienze o di libri letti piuttosto che esprimere opinioni, perché a volte si fanno prendere dal conformismo, da quello che ci si aspetta dicano».

Temi delle puntate?

«Nelle prime due il viaggio e la rinascita. Poi si occuperemo di paternità e del libro in sé. Per arrivare alle persone devi condividere: così se trattiamo l'argomento paternità io parlo di me stesso, della mia infanzia a Bisaccia (in Irpinia), di mio padre e di come sono io padre».

Vi rivolgete ai giovani di oggi, come li vede?

«Come vedo i loro genitori e i loro nonni, immersi nella crisi del mondo occidentale.

I nostri ragazzi non hanno più problemi degli adulti, sono gli adulti che proiettano su di loro le loro nevrosi. Solitudine, isolamento, depressione sono una conseguenza della diminuzione della visione comunitaria, del senso di appartenenza della nostra società».

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