Gasperini piomba rumorosamente sul campionato, spariglia la classifica, fa un gran regalo a se stesso e alla concorrenza. Anche se, come tutti gli allenatori, mette le mani avanti: «Noi da scudetto? Questo lo dite voi, ci sono ancora un'infinità di gare da giocare. Abbiamo affrontato una squadra forte e per vincere avremmo dovuto giocare solo in un certo modo: direi che siamo stati quasi perfetti dall'inizio alla fine».
Anche Conte è tipo da mettere facilmente le mani avanti: «L'avevo detto alla vigilia, l'Atalanta è una gran bella squadra, molto più avanti di noi, quindi più forte. E l'Inter è ancora più competitiva dei bergamaschi»: come a dire, sarà tosta, tostissima per noi anche domenica contro i campioni d'Italia. Resta di fatto che il Napoli ha sprecato un match-ball per la fuga solitaria, crollando dopo cinque vittorie su cinque in casa, rilanciando una rivale che forse in questo momento è la più in forma del torneo. La capolista ha fatto due passi indietro, all'Atalanta è bastato essere se stessa per arrestare la scappatella della capolista, impacciata e troppo timida dall'inizio. Sulle prime e sulle seconde palle, i nerazzurri sono stati in vantaggio, hanno fatto continuo movimento affidandosi a De Ketelaere a destra e Lookman a sinistra: i difensori di Conte in affanno perenne, non li hanno limitati, piuttosto li hanno subiti, concedendo praterie ed esponendosi a micidiali ripartenze. La pessima prestazione della difesa ha fatto riaffiorare evidenti e vecchie lacune che parevano colmate, il resto l'ha fatto lo strapotere fisico dominante dei lombardi: in poche parole l'Atalanta s'è dimostrata più forte e ha portato a casa tre punti meritati.
Dea in vantaggio al primo squillo, palla giusta a Lookman che beffa Meret sul suo palo da distanza ravvicinata. Il Napoli fallisce la potenziale svolta con lo sfortunato palo di Mc Tominay immediatamente dopo, l'Atalanta invece sa come e quando colpire sempre sull'asse CDK-Lookman, destro chirurgico da fuori area del nigeriano sul quale Meret parte in ritardo e raddoppio. Messa così, la sfida di trasforma in un comodo giochino per Gasp, gli è bastato controllare palla e tenere il Napoli arretrato con il pressing, Lukaku cancellato da Hien e Kvara mai pervenuto, non come Retegui più capocannoniere che mai, al quale è bastata una manciata di minuti per timbrare il cartellino nello stadio che porta il nome del suo idolo.
Alla fine il Gasp deve ammetterlo: «Stiamo crescendo in tecnica e personalità,
lo spessore dimostrato lo scorso anno si è manifestato qui a Napoli. Se il gruppo continua a crescere, soprattutto nei nuovi, faremo grandi cose. Siamo da scudetto? Ancora questa domanda possiamo competere. Cioè, forse».
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