Il volo nel mito

Pogacar, impresa a Isola 2000: vince e si inchina a se stesso per il suo terzo Tour. La doppietta con il Giro è ormai cosa fatta. "Due giorni e sarò con le leggende"

Il volo nel mito
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Alla fine sgasa felice, come è solito fare, senza emettere neanche una particella di monossido di carbonio, argomento di questi giorni, per via di test che le più forti formazioni del tour fanno ad incominciare da quella della maglia gialla. Abitualmente utilizzerebbero un inalatore di monossido di carbonio, un apparecchio del valore di diverse decine di migliaia di euro (80, ndr). Il monossido di carbonio sarebbe usato di norma anche se per la Wada è tutto assolutamente lecito - per misurare i benefici fisiologici dell'allenamento in quota, ma i più critici sostengono che diversi team ne farebbero un uso più aggressivo.

Sgasa Pogacar, sulla strada che conduce a Isola 2000, dove lo sloveno ha sostenuto ritiri di preparazione. Vince con un inchino in mondovisione (nella foto), proprio come sul traguardo di Bassano del Grappa al Giro, anche se ieri ad inchinarsi per primo è stato proprio lui, Jonas Vingegaard, il danese miracolato (il 4 aprile scorso caduta con frattura di clavicola, costole e un pneumotorace, ndr), che ha capito che era meglio curare il secondo posto minacciato dal belga Evenepoel piuttosto che puntare ad una maglia gialla inarrivabile.

Lo sloveno ha messo ieri la firma definitiva su una classifica dominando la tappa regina. «Al Tour una cosa del genere non l'ho mai vista», dice estasiato Alberto Contador, uno che di Tour e Grandi Giri se ne intende. Lo dice pochi istanti dopo che Pogacar si è preso la tappa più ambita, rimontando nei 9 km finali fior di corridori all'attacco fin dal mattino (Jorgenson, Carapaz e Simon Yates su tutti) e ancora con 3' su di lui. «Dopo tante ore di allenamento su questa brutale salita è stato speciale portare a casa la vittoria, e ora sono a -2 giorni dall'affiancare le leggende (l'ultimo a fare l'accoppiata Giro-Tour fu Pantani nel '98, ndr). Qui mi sono preparato dopo il Giro, avevamo studiato come correre questa tappa e siamo stati perfetti. Avevo ottime gambe anche oggi, quando ho visto davanti a me Jorgenson (l'ultimo a resistergli, ndr) ho accelerato ancora. Domani (oggi per chi legge, ndr) sulle strade dove mi alleno abitualmente posso godermi la tappa: sarà una giornata più rilassante», racconta felice Pogacar al suo 4° successo di tappa, il 15° al Tour, il 18° di una stagione già da record.

Se Pocagar è gigantesco, grande è anche il battuto: Vingegaard, che ha il merito di capire quello che ha e quello che può spendere. Conoscersi è la prima regola per esplorare il mondo.

Prima di attaccare gli avversari è bene capire quante munizioni si hanno a disposizione e il danese capisce ben presto che c'è poco da fare, così corre con umile determinazione nella difesa del suo posto d'onore. Anche Giulio Ciccone, che ieri ha perso due posizioni nella generale, tenterà di restare aggrappato alla top ten.

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