Milano - Ricordo le immagini graffianti. E la voce della cronista della Cnn che cerca, invano, di raccontare in tempo reale l'Armagheddon: l'America colpita al cuore, New York che paga il prezzo più alto per aver portato nel mondo profondi valori di libertà e giustizia. "Accendi la televisione subito, hanno colpito una delle Twin Towers". Fu mio padre a telefonarmi quell'11 settembre di dieci anni fa. Avevo solo vent'anni e mi trovavo a casa: non appena vidi le prime immagini incerte fui colto da una strana sensazione di vuoto.
La Cnn già mandava in onda (a rullo continuo) la prima torre invasa dal fumo. Molto fumo, fin troppo per essere un semplice incendio, come inizialmente avevo pensano. Poi la cronista aveva spiegato di un aereo impazzito, che forse aveva perso il controllo e si era schiantato contro il grattacielo simbolo della Grande Mela. Impossibile spiegare l'accaduto finché un secondo Boeing 767 della American Airlines non sventrò anche la torre sud del World Trade Center. Non poteva essere un secondo, tragico errore. Iniziò a farsi avanti il sospetto dell'attentato, dell'attacco terroristico. Le notizie arrivavano centellinate, eppure tutti quanti avevamo la sensazione che qualcosa di mai visto prima stava accadendo proprio sotto i nostri occhi sbigottiti. Per tutto un lungo, straziante pomeriggio il mondo si fermò. Immobile. Tutti davanti agli schermi, attaccati alle radio o ai cellulari, incapaci di spiegarci tanto dolore. Le lacrime agli occhi e il respiro strozzato davanti alle testimonianze dei sopravvissuti.
All'interno delle Torri Gemelle c'ero stato a marzo, ero andato in una discoteca con alcuni amici. Ma quell'11 settembre cancellò ogni mio bel ricordo. Adesso, se penso al World Trade Center, mi vengono in mente i volti grigi di polvere dei pompieri, eroi che sono corsi all'interno delle torri, prima che collassassero, nel tentativo di salvare le persone intrappolate all'interno. Al quinto piano di una delle Twin Towers lavorava un'amica dei miei genitori. Solo a tarda notte mio padre riuscì a raggiungerla al telefono. Fu lei a raccontargli di come i pompieri aveva fatto irruzione nel suo ufficio e l'avevano tratta in salvo scortandola per le scale infase dal fumo.
Questo è il mio, personalissimo ricordo di una tragedia che ha segnato per sempre la mia adolescenza e che ha cambiato il mondo. A dieci anni dall'attacco terroristico molti lettori del Giornale.it hanno scritto alla redazione per raccontare le proprie sensazioni (vai allo speciale).
Per questo abbiamo chiesto ai giornalisti e alla gente incontrata per strada un proprio ricordo di come hanno vissuto quei spaventosi momenti dieci anni fa (ascolta gli audio). Lo stesso potrete fare anche voi inviandoci alla mail 11_settembre@ilgiornale.it un video registrato con uno smartphone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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