
L'ombra dei dazi incombe sull'economia europea e la Bce non nasconde una crescente preoccupazione. L'istituto di Francoforte ieri ha apportato il settimo taglio dei tassi nell'arco degli ultimi 10 mesi, con il costo del denaro sceso al 2,25%, ossia al limite superiore dell'intervallo 1,75%-2,25% che la Bce ha definito neutrale, in quanto non stimola né limita l'attività economica. La politica monetaria non è quindi più classificabile come restrittiva e il percorso di riduzione dei tassi trova sponda nel «processo disinflazionistico ben avviato», a cui si aggiungono prospettive economiche in deterioramento. La presidente della Bce, Christine Lagarde (in foto), non ha nascosto che il clima creato dalla guerra dei dazi rischia di «abbassare la crescita e indebolire l'export», mentre l'aumento delle spese per la difesa può dare una spinta in direzione opposta. L'impatto dei dazi sull'inflazione non è invece ancora chiaro anche se la Lagarde ha fatto capire che ad oggi la bilancia sembra pendere, nel breve-medio termine, verso una disinflazione per l'Eurozona sotto l'effetto dell'apprezzamento della moneta unica e del calo dei prezzi energetici.
L'elevata incertezza non permette alla Bce di impegnarsi sulle prossime mosse, che quindi dipenderanno dai dati economici che si susseguiranno nei prossimi mesi. A questo proposito il direttore generale dell'Fmi, Kristalina Georgieva, ha specificato che «nell'aggiornamento dell'outlook che pubblicheremo la prossima settimana ci saranno ribassi delle stime di crescita ma non vediamo recessione». Dopo la decisione di ieri dell'Eurotower, il mercato prezza ampiamente altri due tagli entro settembre e un terzo taglio è ritenuto più che probabile (70%) entro la fine dell'anno.
La reazione degli investitori alla Bce è stata composta con le Borse europee in moderato calo (-0,24% Piazza Affari, , Francoforte -0,53%, Parigi -0,60% e Londra sulla parità). In retromarcia i titoli bancari, penalizzati dalla prospettiva di tassi sempre più bassi che andranno a erodere la redditività. Sull'obbligazionario, invece, ci sono stati convinti acquisti sui Btp che hanno permesso al rendimento del decennale italiano di scendere di oltre 5 punti al 3,64%, mentre il differenziale tra Btp e Bund tedesco è sceso a 117 punti.
Tassi in discesa che rappresentano una boccata d'ossigeno sul fronte dei mutui. La Fabi ha calcolato che i mutui a tasso fisso dovrebbero attestarsi attorno al 2,55%, ben sotto il 4% praticato un anno fa.
L'effetto sulle rate mensili cresce all'aumentare della durata del mutuo con picchi di risparmio fino a oltre 200 euro mensili per un mutuo di 250mila euro di durata trentennale; su un mutuo ventennale da 100mila euro, la rata mensile si ridurrà invece di 76 euro, mentre per lo stesso importo a 30 anni il risparmio sale a 81 euro. Il Codacons stima invece che su un mutuo trentennale lo 0,25% in meno deciso dalla Bce produrrà un risparmio annuo tra 180 e 360 euro.
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