Addio Club dei 9, ci sono tre nuovi pianeti

La Luna non è tra i «candidati»: ruota attorno alla Terra

Giuseppe Marino

A quanto pare gli astronomi dell’antichità l’avevano fatta troppo semplice. Si erano chiesti come chiamare la Terra, Marte, Giove e quegli altri corpi celesti appesi lassù, che brillano di luce riflessa e si muovono rispetto alle stelle, che invece sono fisse. E la risposta era stata: «pianeta», termine che deriva dalla parola greca che significa «vagabondo». La definizione che ha messo d’accordo tutti per un bel po’ di secoli, sta per finire nell’affollata soffitta delle certezze scientifiche rese obsolete dal tempo. Col risultato di rivoluzionare il sistema solare così come lo conosciamo, allargando il numero dei pianeti (attualmente nove) da un minimo di 12 a qualche centinaio.
Tutto dipende da 2.500 astronomi provenienti da 75 Paesi che, da domenica sono riuniti a Praga nel convegno dell’Unione astronomica internazionale, la massima autorità in materia. Scopo del meeting è proprio di arrivare a una nuova definizione di pianeta. A mettere in crisi quella attuale ci sono le scoperte degli ultimi anni. Ad esempio quella di UB313, il corpo celeste individuato nel 2003 che qualcuno considerava già il decimo pianeta (gli scopritori lo hanno soprannominato Xena, dal protagonista dell’omonima serie tv). Dopo giorni di un dibattito dai toni davvero infuocati, si è arrivati a una bozza di definizione: in sostanza sono pianeti i corpi celesti che ruotano intorno a una stella e hanno una massa sufficiente a produrre una forza di gravità che ne rende la forma tendenzialmente sferica. Una definizione ampia che vedrebbe vincente il partito a favore di Plutone. Diversi astronomi volevano eliminare dalla lista il corpo ghiacciato che ha una massa pari a un cinquantesimo di quella della Terra e un’orbita molto ellittica. Con le nuove regole saranno «promossi» di certo Cerere (l’asteroide più grande), Caronte (satellite di Plutone) e UB313. C’è una lista con altri 12 candidati, ma non la Luna, perché ruota intorno alla Terra e non al Sole. Alla fine si potrebbe arrivare a un compromesso: i tre nuovi pianeti e Plutone potrebbero ricadere in una sorta di sottocategoria, venendo denominati «i plutoni». «In realtà - spiega Leopoldo Benacchio, dell’Istituto nazionale di Astrofisica - si sa già dagli anni ’50 che nella cintura di Kuiper ci sono altri pianeti di dimensioni simili a quella di Plutone. Finora sono stati solo intuiti in base ai calcoli, ma con quello che saranno in grado di mostrarci i prossimi telescopi, dobbiamo abituarci a un sistema solare con decine e decine, centinaia di pianeti già dal 2010. La commissione per la nomenclatura dello Iau, inattiva dalla scoperta di Plutone nel 1930, avrà un bel po’ da fare». La decisione finale si saprà il 25 agosto, quando gli astronomi voteranno sulla proposta, sperando di trovare un accordo. «Non vogliamo che ci sia una versione americana, una russa e una cinese», ha esortato il presidente dello Iau, Ronald Ekers. E Neil deGrasse Tyson, direttore del planetario Hayden, si è felicitato: «Una definizione non ambigua e utilizzabile anche fuori dal sistema solare mancava da 2.500 anni».
Ma non mancano le critiche. Per molti la proposta, che per accontentare tutti consta di 4 paragrafi e due note a piè di pagina, è troppo cavillosa. «Sembra scritta da avvocati più che da scienziati - dice Alan Boss, del Carnegie Institute di Washington -. Finirà che avremo più pianeti dentro il sistema solare che fuori». Owen Gingerich, astronomo di Harvard, la prende con filosofia: «Non sarà mica l’ultima parola in materia.

La scienza è un’azienda molto attiva».
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