Addio al regista che fece amare il musical e la lotta sul ring

È morto il grande cineasta americano: aveva compiuto 91 anni sabato scorso

Maurizio Cabona

Potenza dell’emozione: ieri il Festival di San Sebastiano s’era infine accorto di Robert Wise, dedicandogli in apertura una rassegna presentata dalla moglie. E proprio ieri lui è morto a Los Angeles, dove era rimasto. Aveva novantuno anni, compiuti sabato scorso. Nell’ultimo decennio s’era dedicato soprattutto a documentari, supervisioni e produzioni. Come regista, firmava fin da quando la Seconda guerra mondiale non era ancora decisa, dal Giardino delle streghe (1944, dvd Columbia), con Simone Simon, seguito meno esplicito nell’orrore del Bacio della pantera di Jacques Tourneur. L’apice del successo Wise lo raggiungeva con l’Oscar per la regia - firmata insieme a Jerome Robbins per le parti danzanti - di West Side Story (1961, dvd Mgm). Intorno al suo, altri dieci Oscar, incluso quello per il miglior film: Giulietta e Romeo di Shakespeare riviveva cantato e ballato in due ore e mezza, sceneggiato da Ernest Lehman, su sfondo newyorkese.
Il secondo Oscar per Wise veniva per le tre ore di Tutti insieme appassionatamente (1965, dvd Fox), fra altri quattro, incluso quello per il miglior film. Tratto dal musical di Rodgers & Hammerstein II, girato in esterni a Salisburgo, ancora su sceneggiatura di Lehman, Tutti insieme appassionatamente toglierà il primato degli incassi a Via col vento, che lo deteneva dal 1939. Erano ben cambiati i tempi: in quel 1965 - e tuttora - l'Austria voleva apparire occupata dalla, non unita alla Germania dal 1938 al 1945... Così perfino Julie Andrews andava bene per impersonare una canterina resistente a Hitler, governante dei figlioletti dell'ex comandante della Marina asburgica Christopher Plummer.
Perché dunque Wise è quasi dimenticato in Europa, almeno dalla critica? Venticinquenne, aveva incrociato la Hollywood giusta per piacere alla critica. Assunto alla Rko di Joseph Kennedy, incaricato del montaggio di Quarto potere di Orson Welles (1941, dvd Columbia), era abbastanza importante in quella lavorazione per diventare personaggio di Rko 281 di Benjamin Ross (1999), proprio sulla realizzazione di Quarto potere. Fin qui tutto bene. Però di Wise era anche il montaggio de L'orgoglio degli Amberson (1942, dvd Columbia). Da qui sarebbero venuti certi suoi guai. Fra 1941 e 1942 Welles aveva perso l’aura mitica, perché Quarto potere - atteso come l'opera del genio assoluto - aveva avuto solo l’Oscar per la sceneggiatura. Il director’s cut dell’Orgoglio degli Amberson non era il final cut. Welles disconoscerà dunque il film. Non solo: i quaranta minuti di tagli imposti dalla produzione saranno eseguiti da Wise! Ecco perché, fin da quando aveva ventisette anni, Wise era inviso alla critica. A «riabilitarlo» ci voleva in articulo mortis il Festival di San Sabastiano. Non erano bastati sessant’anni di carriera (è del 2000 Luci nel cuore, suo ultimo film), che includono eccellenti opere, meno premiate ma più autentiche dei musical. Che non sono lavori di nicchia, ma film per il grande pubblico, ma non offendono l’intelligenza. Film i cui titoli sono ormai locuzioni del linguaggio comune: Stasera ho vinto anch'io (1949), con Robert Ryan, sulla corruzione nel pugilato; Lassù qualcuno mi ama (1956), trionfo per Paul Newman accanto ad Anna Maria Pierangeli ed esordio per Steve McQueen, sulla redenzione attraverso il ring; Ultimatum alla Terra (1951, dvd Fox), sul rischio di guerra atomica, dei quali si rammenta fra cinefili la formula con cui il marziano, interpretato da Michael Rennie, fermava all’ultimo istante Klatù, l'automa distruttore: «Klaatù baràda niktò». L’inclinazione alla fantascienza di Wise si sarebbe confermata col primo - dei sei - Star Trek cinematografici (1979, dvd Paramount). Ma i temi civili restavano dominanti nel suo cinema: diretti contro la pena di morte, come in Non voglio morire (1958, dvd Fox), con Susan Hayward; contro la corruzione della polizia, come ne La città prigioniera (1952); contro il colonialismo, ma per l'avventura e per l’avventuriero, con Quelli della San Pablo (1966, dvd Fox), con Steve McQueen, stavolta protagonista, fra Richard Attenborough, Richard Crenna e Candice Bergen.

Mentre la guerra del Vietnam era all’apice, Wise vi evocava la «politica delle cannoniere» contro la Cina di quarant’anni prima e il suo esito deludente. Resta uno dei rari film americani senza lieto fine; resta uno dei rari film americani di ieri ad annunciare il domani; resta uno dei rari film americani che non si dimenticano. Come non si dimentica il suo regista.

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