Adesso Dida è solo: la squadra non si fida

Lo scuro del Milan, reduce da Manchester, comincia dalle parti di quel buco nero chiamato Dida e si conclude nei dintorni di Gilardino e Brocchi, le altre anime perse di una squadra tradita anche da un cedimento fisico negli ultimi 15 minuti (contro Bayern e a Manchester). I compagni di squadra ora temono le papere del portiere

Adesso Dida è solo: la squadra non si fida

Manchester - Lo scuro del Milan, reduce da Manchester, comincia dalle parti di quel buco nero chiamato Dida e si conclude nei dintorni di Gilardino e Brocchi, le altre anime perse di una squadra tradita anche da un cedimento fisico negli ultimi 15 minuti (contro Bayern e a Manchester). Non sono le uniche ombre di una notte che da indimenticabile è diventata un enorme rimorso, raccontano dei problemi di Ancelotti e raccolgono le grandi sofferenze milaniste (dare un’occhiata ai blog e ai messaggi giunti al sito ufficiale). Adriano Galliani è stato il primo a lanciare una ciambella, l’ennesima, verso Dida, rimasto in bilico col contratto fino a qualche ora prima del derby e poi da quella sciagurata data, tornato a scandire i tormenti della squadra.

Da Istanbul Dida ha lasciato il posto a una controfigura inquietante: ogni partita, una papera, prima di qualche intervento, a risultato compromesso. Tutta la squadra ne patisce le conseguenze: è diventata insicura. Chi l’ha salvato nelle pagelle ha visto poco da vicino quel che ha combinato Dida all’Old Trafford: uscita incerta sul primo gol, il terzo subito sul proprio palo, una respinta con l’ulna. «Perché l’hanno confermato?» la domanda che insegue Galliani, dopo che i contatti con Buffon erano proprio a buon punto. «Per dedicare il massimo sforzo economico a un altro acquisto» la risposta in codice affatto convincente. Gilardino non se la può cavare con la solita obiezione («ma non ho avuto una sola palla buona») perché a livello internazionale è scomparso prim’ancora che la partita decollasse verso picchi, non abituali per lui.

Al ritorno, dovrà cedere il passo a Filippo Inzaghi che non è al massimo: perciò quel 3 a 2 è una schedina del superenalotto finita nel cestino dei rifiuti. Ci sono dei giocatori, a Milanello, poi che han preso la cattiva abitudine di lamentarsi a ogni esclusione. L’ha fatto per esempio Kaladze, ad Ascoli, e contro il Cagliari ha dato ragione al tecnico. L’ha fatto Brocchi, nelle settimane passate, e a Manchester ha esibito il suo spessore provinciale perdendo un pallone fatale al contropiede conclusivo. Questo è un nodo fondamentale. Perché nel Milan c’è chi reclama più rinforzi di qualità mentre il presidente Berlusconi punta tutto su Ronaldinho. Lo scuro del Milan è anche l’eterno conflitto tra necessità di chiudere col passato e nostalgia canaglia.

Billy Costacurta, ieri mattina, al ritorno da Manchester ha trovato alla Malpensa la moglie Martina Colombari e il figlio Achille che lo attendevano con una torta per festeggiare al volo

il compleanno numero 41. Stessa scenetta familiare con la schiatta dei Maldini, fermato da un acciacco al ginocchio destro. Improbabile il recupero per il 2. Mentre Gattuso ha promesso che ci sarà. La gioventù conta.

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