Affare fatto: il Torino passa a Cairo

Alessandro Parini

A mezzanotte. Il nuovo padrone del Torino si è materializzato intorno allo scoccare del nuovo giorno. Finale thriller, allora, per la più assurda delle vicende calcistiche dell’estate. Il verdetto: Urbano Cairo proprietario e presidente, Luca Giovannone socio di minoranza con (circa) il due per cento delle quote. Quest’ultimo non ce l’ha quindi fatta a far valere la sua opzione di acquisto del 51% delle quote del club granata: semplicemente, non si è presentato con l’assegno di cinque milioni e 100mila euro indispensabile perché venisse ritenuta valida la scrittura privata che gli avrebbe garantito la maggioranza assoluta del club. Così, alla fine, l’imprenditore ciociaro è stato costretto a scendere a patti con Cairo riuscendo comunque a monetizzare il pregresso.
La giornata era cominciata su binari tutto sommato tranquilli e, intorno all’ora di pranzo, arrivava la conferma che Lorenzo Tiberia, commercialista di fiducia di Luca Giovannone, si era imbarcato per l’aeroporto di Caselle. La notizia veniva confermata da Alessio Porcu, direttore di un’emittente televisiva del basso Lazio e granata doc: «Tiberia è in arrivo con la delega e l’assegno per comprare il Toro. Se poi all’ultimo momento non si incontrerà con Marengo, prenderà tempo o cambierà idea e si vedrà con i legali di Cairo, questo non lo so». Marengo e Rodda intanto, ovvero i due lodisti che avevano coinvolto Giovannone nell’avventura, garantivano per l’ennesima volta che il Toro avrebbe partecipato comunque alla serie B, anche nel caso in cui non si fosse presentato nessuno con il denaro necessario per la ricapitalizzazione.
Un’ora dopo l’altra, a metà pomeriggio prendeva corpo l’ipotesi che lo stesso Tiberia fosse a colloquio con i legali di Urbano Cairo per trovare una soluzione che accontentasse tutti: questo perché intorno alle 16 non si era ancora recato all’appuntamento con l’avvocato Marengo con in mano il famoso assegno di 5 milioni e 100mila euro per acquistare il Toro. Parallelamente non si affievolivano le voci che volevano Giovannone in difficoltà, ovvero che fosse privo della liquidità necessaria per versare il 51% del capitale sociale. Si entrava così nel vivo della giornata: appena dopo le 17 Cairo negava che fosse in corso un incontro tra i suoi legali e Tiberia, ma si dichiarava «tranquillo» circa l’esito della vicenda. I tifosi del Toro cominciavano a radunarsi presso il Municipio in attesa di novità che però non arrivavano.

Da Tiberia, intanto, giungeva una risposta telegrafica («Stiamo trattando, ritengo che intorno alle 20,30 sarà tutto concluso») che lasciava spazio all’ottimismo: alle 17,40 Marengo e Rodda confermavano però di non avere ancora ricevuto nessuno con il famoso assegno. Allo scoccare del nuovo giorno, l’annuncio.

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