Mohammad Abedini Najafabadi ha lasciato il carcere di Opera a Milano. L'annuncio è stato fatto per prima dalla magistratura iraniana, secondo la quale "grazie al monitoraggio del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell'Iran e ai negoziati tra i servizi di intelligence della Repubblica Islamica dell'Iran e i servizi di intelligence italiani, il problema è stato risolto e ha portato al suo rilascio e al suo ritorno". Nel tardo pomeriggio di domenica è atterrato a Teheran.
Il suo avvocato ha poi confermato: "Ora il mio cliente è persona libera e potrà riprendere a sorridere e sperare. Mi ha sempre ripetuto che lui credeva e aveva fiducia nella giustizia". Da giurista e da avvocato, ha spiegato Alfredo De Francesco che da sempre difende Abedini, "sono molto contento delle motivazioni addotte a sostegno della richiesta di revoca della custodia cautelare, poichè si sposa con quanto sostenuto sin dall'inizio in merito all'assenza dei presupposti per l'estradizione". Ma soprattutto, ha aggiunto, "per l'attenzione data al valore fondamentale della libertà personale alla luce dei principi costituzionali". Abedini, dice il suo avvocato, "ha sempre ripetuto che lui credeva e aveva fiducia nella giustizia e oggi questa sua fiducia, questa nostra fiducia, ha trovato un riscontro effettivo. Da ultimo, sento anche a nome del mio cliente di ringraziare tutti coloro che nel silenzio e con grande delicatezza hanno sostenuto questo nostro percorso".
Nella mattina di oggi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio "ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti" per l'iraniano. Nella nota del ministero si legge "in forza dell'articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d'America e il governo della Repubblica italiana, possono dar luogo all'estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti. Condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente". Viene, quindi, spigato il motivo per il quale questa condizione non sussite: "La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di 'associazione a delinquere per violare l'Ieepa (International Emergency Economic Powers Act, ndr)' non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall'ordinamento penale italiano".
Inoltre, si legge ancora, "la seconda e terza condotta, rispettivamente di 'associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte' e di 'fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte', nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte ".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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