La commemorazione di una delle più brutali stragi del Novecento si è trasformata in una tragedia storica. Parliamo dell’incidente del Tu-154 Siły Powietrzne del 10 aprile 2010, ribattezzato dai media come l’incidente dell’aereo presidenziale polacco: il il Tupolev Tu-154M dell’aeronautica militare di Varsavia si schianto a venti chilometri dalla città russa di Smolensk con a bordo l'allora presidente della Polonia Lech Kaczynski accompagnato dalla moglie Maria, l'ex-presidente Ryszard Kaczorowski e altri volti di spicco della politica e della società polacca. Un dramma senza precedenti: bilancio di 96 morti – 89 passeggeri e 7 membri dell’equipaggio – e nessun sopravvissuto.
L’incidente del Tu-154 Siły Powietrzne del 10 aprile 2010
10 aprile 2010. Alle 9.27 il Tupolev Tu-154M della Siły Powietrzne decolla da Varsavia destinazione la base aerea di Smolensk-Severnyj, in Russia. A bordo dell’aereo il presidente polacco Kaczynski, politici e ufficiali. Tra gli altri l'ex-presidente Ryszard Kaczorowski, il capo delle forze armate polacche con alcuni alti ufficiali, il presidente della Banca nazionale di Polonia, il vice-ministro polacco degli esteri, funzionari del governo e diciotto membri del parlamento polacco.
Una delegazione ricca per un viaggio molto importante sia dal punto di vista politico che storico: in questo 10 aprile si celebra la commemorazione del 70esimo anniversario del massacro di Katyn’, una delle pagine più tragiche della storia dell’Unione sovietica: l’esecuzione sommaria di 22 mila tra ufficiali, politici, intellettuali, professori e industriali polacchi nella foresta nei pressi del villaggio di Gnëzdovo, a circa 20 km a ovest della città di Smolensk.
L’aereo, che trasporta anche i discendenti delle vittime dell’eccidio, è guidato da quattro dei migliori piloti della Polonia. Poco dopo le ore 10.00, inizia la discesa verso l’aeroporto militare di Smolensk. Affiancato dal primo ufficiale Robert Grzywna, dal navigatore Artur Ziętek e dall'ingegnere di volo Andrzej Michalak, il comandante Arkadiusz Protasiuk è l’unico a parlare russo e per questo motivo è lui a gestire le comunicazioni con la torre di controllo.
Le condizioni sono pessime: c’è molta nebbia e la visibilità è ridotta. In più, la base aerea non è attrezzata per un atterraggio strumentale. Per il controllore non ci sono le condizioni per l’atterraggio, ma il comandante decide di valutare lui il da farsi una volta raggiunti i 100 metri di altitudine. La nebbia si fa sempre più fitta e la situazione inizia a peggiorare, anche a causa del suono di un allarme all’interno della cabina. I piloti fanno sempre più fatica a sollevare l’aereo, fino a quando non urta contro una serie di alberi, schiantandosi al suolo a circa venti chilometri da Smolensk.
Le indagini
Pochi minuti dopo lo schianto dell’aereo con a bordo il presidente Kaczynski arriva il personale militare, seguito dai soccorsi. La scena è di totale devastazione: tra i rottami carbonizzati, spuntano i frammenti delle 96 persone a bordo dell’aereo. Nessun sopravvissuto, nessun cadavere intero. Gli investigatori russi della MAK accettano la collaborazione dei colleghi polacchi e scattano immediatamente le indagini: il primo obiettivo è smentire le teorie di cospirazione emerse subito dopo lo schianto. Per molti polacchi, infatti, non si tratta di un incidente ma di un omicidio orchestrato dagli avversari politici di Kaczynski.
Gli investigatori – un team composto da 34 persone – escludono subito l’ipotesi di un attentato: sul luogo dell’incidente le prove portano in una direzione che non combacia con quella dei complottisti, non ci sono tracce di esplosivo. Gli inquirenti concordano fin da subito: si tratta di un tragico incidente e non di un omicidio politico. L’attenzione si sposta immediatamente sulle scatole nere dell’aereo, che sono tre: il Flight Data Recorder (FDR) e il Cockpit Voice Recorder (CVR) di fabbricazione russa e il Quick Access Recorder (QAR) di fabbricazione polacca.
In attesa di comunicazioni positive dal team di ricerche, gli investigatori concentrano la loro attenzione sulla torre di controllo. Qualcosa non torna per quanto concerne i dati: i piloti scendono all’altezza di 100 metri, ma colpiscono un aereo di 10 metri. L’aereo con a bordo il presidente aveva un problema oppure è stato un clamoroso errore dei piloti? Un aiuto arriva dalle due scatole nere rinvenute, entrambe di fabbricazione russa. La risposta è chiara: le analisi non segnalano la presenza di un guasto meccanico.
Nessuna avaria, dunque. Ma la colpa è davvero dei piloti? Dall’analisi del registratore di cabina spunta qualcosa di insolito: come anticipato, è il comandante a occuparsi delle comunicazioni con la torre di controllo e non il navigatore. Il sospetto degli investigatori è che il comandante avesse un carico di lavoro eccessivo. Ma non solo. Gli inquirenti scoprono infatti che i piloti non erano soli in cabina, ma erano affiancati da alcuni alti ufficiali. Questo potrebbe aver pesato?
Un importante passo avanti è legato al ritrovamento della terza scatola nera. Gli investigatori polacchi confrontano i dati con quelli delle altre due scatole nere ed escludono manomissioni da parte dei colleghi russi. Emerge, invece, la presenza di un allarme in cabina che indica che l’aereo è pericolosamente basso, anche se i piloti non sembrano reagire. E allora spuntano dubbi sulla correttezza dei dati legati all’altitudine.
La svolta
Gli inquirenti scoprono che la lettura dell’altimetro fa un salto improvviso: prima dello schianto qualcuno aveva resettato l’altimetro, cambiando così il riferimento dell’altitudine. In altri termini, l’aereo con a bordo il presidente Kaczynski sembrava più in alto dell’effettiva distanza dalla terra. Gli investigatori ascoltano alcuni piloti dello stesso reggimento e scoprono che a volte manovrano l’altimetro per un problema fastidioso: essendo collegato a un allarme di vicinanza al suolo, il sistema è pre-programmato con le specifiche dei principali aeroporti. Ma molti aeroporti, compreso quello di Molensk, non sono inclusi nel database del sistema. Ma complici i continui allarmi, alcuni piloti hanno preso la pericolosa abitudine di ignorare gli avvisi del sistema.
Ma non è tutto. L’altimetro è stato spostato nella posizione sbagliata. La maggior parte dei grandi aerei, è dotata di due tipi di altimetro: con quello barometrico resettato, l’aereo poteva usare solo il secondo, il radioaltimetro aveva fornito informazioni fuorvianti segnalando una posizione dell'aereo più alta di 170 metri rispetto alla posizione reale. Ed emerge anche un altro fattore determinante: complici alcuni episodi passati, con colleghi puniti per non aver seguito le indicazioni dei superiori, il comandante avrebbe fatto di tutto per rispettare l’indicazione di atterrare a Smolensk, al punto da tentare una manovra rischiosa. Un clima di tensione esasperato dalle difficoltà di comunicazione con la torre di controllo e dalla pessima conformazione dell’aeroporto russo.
La morte di Kaczynski non rallenta le attività del governo polacco, anche perché nessun esponente dell’esecutivo si trovava a bordo dell’aereo. Discorso diverso per le forze armate a causa della morte dei vertici. Stesso discorso per i Capi di Stato maggiore: i loro compiti vengono assunti automaticamente dai rispettivi vice. La Polonia proclama una settimana di lutto nazionale, mentre la Russia proclama il 12 aprile come lutto nazionale.
Il 13 aprile la salma del presidente Kaczynski viene esposta in una camera ardente allestita nel palazzo presidenziale. I suoi funerali e quelli della moglie cinque giorni più tardi a Cracovia, nella basilica di Santa Marta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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