Roma si arricchisce di nuovo verde. Tra poche settimane nasceranno 200 orti nello splendido monumento naturale di Mazzalupetto. L'iniziativa nasce da una proposta lanciata un anno fa da Legambiente, che è stata raccolta e rilanciata dall'assessore all'agricoltura Daniela Valentini.
«È fortemente simbolico che si parta dagli immensi spazi agricoli all'interno delle aree protette della campagna romana - dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio - in questo modo si vuole rilanciare un'agricoltura di qualità, gestita direttamente dal cittadino, con un obiettivo anche educativo e come risposta al desiderio sempre più diffuso di sapere cosa si mangia. Nelle prossime settimane lavoreremo, in tal senso, a una proposta di regolamento per avviare questa prima iniziativa». Il progetto è stato fortemente voluto da istituzioni quali la Regione Lazio e associazioni, tra le quali Arsial, RomaNatura, Legambiente Lazio e Acqua Sole Terra per dare un valore aggiunto agli orti di Roma e del Lazio. «C'è tanta voglia di natura e di verde nella capitale e nella regione e quella degli orti può essere una risposta decisamente interessante», dice Parlati.
Dagli orti nei giardini reali a quelli anti-recessione, dai city farmer agli orti sociali, a quelli per il tempo libero, familiari fino agli orti per gli anziani. Sono decine e decine i progetti avviati nelle città italiane ed europee, ma anche spesso oltre Oceano, che stanno riscuotendo sempre maggiore successo. In Italia una delle più interessanti esperienze è quella di Torino, anche se Parma ha seguito una via molto simile e sono da segnalare anche esperienze ad Ancona e Modena.
Obiettivi degli orti urbani non sono quasi mai solo legati alla produzione, ma anche al miglioramento delle interrelazioni tra le persone, delle risorse naturali e del territorio, azioni per ridurre la quota personale di inquinamento e diminuire il senso di dipendenza dall'industria del cibo, cambiando il nostro modo di pensare risparmi energetici. Ma è anche un efficace sistema per intervenire sulle situazioni di degrado e abbandono di molte zone delle città, per vivacizzare le aree particolarmente vocate all'agricoltura e per incentivare il cittadino a frequentare di più le stesse aziende agricole romane. Dal punto di vista sociale la coltivazione amatoriale può costituire una valida risposta al desiderio di «sapere cosa si mangia», rappresentando, allo stesso tempo, un'opportunità per investire positivamente il proprio tempo libero, per stare all'aria aperta, per fare esercizio fisico producendo beni di consumo e per socializzare, uscendo dalla monotonia della routine cittadina. «La firma del protocollo segue a una prima fase di studio e analisi realizzata da Legambiente, che ha permesso di scoprire numeri da primato, di grandissimo interesse - sottolinea Parlati - si tratta di 56mila ettari su 286.898, ossia il 9,12 per cento dei parchi laziali, destinati alle coltivazioni.
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