La guerra in Ucraina non va alimentata

Ritengo che la presidente Meloni farebbe cosa buona e giusta se condannasse le ultime iniziative di Biden, tenendo conto del fatto che l’Italia ha messo al bando le mine antiuomo

La guerra in Ucraina non va alimentata
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Egregio Direttore Feltri, la Presidente Meloni possiede qualità politiche e personali che non si discutono. Le chiedo la sua opinione sul perché dichiari di continuare a fornire armi alla Ucraina, anziché provare a trovare una soluzione a questa maledetta guerra insieme alla Ue. A mio modesto parere manca la volontà.

Loris Balboni

Caro Loris, non ho mai nascosto la mia stima nei confronti di Giorgia Meloni, da ben prima che gli stessi elettori, che oggi la amano e nutrono fiducia in lei, si accorgessero delle sue virtù morali, umane e politiche e premiassero la sua coerenza proverbiale, dote rarissima in politica, ambito in cui si cambia casacca con la medesima frequenza con la quale si cambiano le mutande. Condivido ogni scelta e opinione della premier, tanto che io stesso mi stupisco per tale convergenza di vedute, di idee e di valori, che fanno di Giorgia la mia anima gemella in senso ideologico e politico, va da sé. Tuttavia, per quanto riguarda l’approccio alla guerra in corso in Ucraina, non posso fare a meno di dire ancora una volta che sarebbe opportuno cambiare registro. Se in un primo momento è stato necessario offrire supporto allo Stato aggredito, al di là della valutazione delle ragioni che hanno prodotto tale aggressione, adesso, anzi già da un bel pezzo, è indispensabile agire per la pace, dato che il conflitto va avanti da anni e senza che al fronte avvengano mutamenti ed evoluzioni, si permane insomma in una condizione di stallo permanente che genera soltanto distruzione e morti. La vittoria di Donald Trump ha lasciato ben sperare, ossia che si possa giungere finalmente all’apertura di un dialogo tra le parti coinvolte e quindi ai negoziati. L’atteggiamento non ostile che il nuovo presidente degli Stati Uniti ha già adottato nei confronti di Putin, di fatto, rende possibile le trattative per la pace. L’elemento disturbante in tutto questo, ossia l’ostacolo, è rappresentato dal presidente ancora in carica per qualche settimana, Joe Biden, il quale seguita a gettare benzina sul fuoco che arde nel cuore della nostra Europa. La scelta di autorizzare l’uso di droni forniti dagli USA sul territorio russo e quella di sdoganare l’utilizzo delle mine antiuomo, che fanno vittime soprattutto tra i civili, in particolare bambini, non sono frutto di intelligenza e inaspriscono la tensione globale, spingendoci sull’orlo di una guerra mondiale. Proprio ora, quando crescevano le speranze, Biden contribuisce vistosamente al proseguimento degli scontri militari. Cosa passi per la testa di quest’uomo, giudicato dagli stessi democratici non in grado di essere candidato alla presidenza ma in grado di assumere decisioni che incidono sulla popolazione mondiale, lo ignoro e neppure mi interessa scoprirlo. Ritengo che la presidente Meloni farebbe cosa buona e giusta se, in accordo con quella che sarà la nuova politica americana a brevissimo, condannasse le ultime iniziative di Biden, tenendo conto altresì del fatto che l’Italia ha messo al bando le mine antiuomo aderendo ad un accordo internazionale. Reputo urgente il capovolgimento del nostro approccio alla guerra in Ucraina: basta armi, lavoriamo insieme per la pace, al fine di scongiurare il ricorso agli armamenti nucleari. Andare sempre dietro agli Stati Uniti non è semplicemente frutto di doveri che abbiamo assunto nel secondo dopoguerra, il nostro è un vizio, tendiamo sempre ad appiattirci sulle posizioni americane, tanto che non osiamo nemmeno osservarle in maniera critica e fare valere la nostra opinione. Occorre maggiore coraggio. Per di più, lo ripeto, tra poche settimane sarà lo stesso governo americano ad operare in favore della pace. Quindi perché non potrebbe l’Italia anticipare tale rinnovamento?

A Zelensky io non darei neppure i cioccolatini. Abbiamo dato tutto ed è stato controproducente per noi e per lo stesso popolo ucraino, che è stufo della guerriglia e chiede dialogo e negoziato. Mai darei al presidente ucraino le armi da adoperare sul territorio russo, azione che configura inevitabilmente un’aggressione, quantunque indiretta, da parte di quegli Stati che quelle armi hanno fornito all’Ucraina.

Meloni si smarchi prima degli altri e, da leader credibile e stimata a livello globale, da abile diplomatica quale ha rivelato di essere in questi mesi, apra lei per prima una via privilegiata di comunicazione con il presidente russo, magari in collaborazione con Orbán e Trump, che già hanno imboccato tale direzione, inizialmente in modo non ufficiale.

Per l’Italia è una occasione imperdibile.

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