A giorni si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne. E crediamo non esista ricorrenza più meritevole e necessaria. Ce ne vorrebbero 365 all'anno. E non stiamo scherzando.
Ci è venuta voglia di scherzare, invece, ieri, mentre passeggiavamo per un noto social e ci siamo imbattuti in un cartellone pubblicitario con la scritta «Perché ti stai truccando? A me piaci così» (che è la frase immaginaria di un uomo possessivo alla sua compagna). Claim: «Se te lo dice è VIOLENZA» (che è la conclusione immaginaria di chi ha ideato la campagna pubblicitaria).
Noi, che eravamo rimasti a quando dire una cosa del genere era un complimento - e che semmai è body shaming dire a una donna che senza trucco non sta bene - ci siamo stupiti. Se questa è violenza, abbiamo pensato, tutto è violenza. E dopo, cosa ci resta da dire?
Ma noi, illusi che dipenda solo dalla situazione e dai toni, non siamo affidabili. E così abbiamo chiesto ad alcune colleghe e colleghi cosa ne pensassero. E le loro risposte hanno suscitato curiose domande.
Ma se dico «Dài che ti porto a fare shopping», è sequestro di persona? E «Il risotto di mia mamma è più buono», è un reato contro l'onore? E «Vieni qui gattina mia»? Abigeato?
Dubbio.
Se stasera regalo all'amante un completo di Victoria's Secret, cos'è? Istigazione alla prostituzione?Non ci siamo. Vabbè. Per scontare le nostre stupide ironie vuol dire che adesso ci dobbiamo vedere tutti i film delle Rohrwacher. Più quello della Cortellesi, va'...
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