Allarme petrolio: l’America cresce meno del previsto

Allarme petrolio: l’America cresce meno del previsto

da Milano

Minimizza la Casa Bianca, fa il pompiere la Federal Reserve. Ma gli analisti sono spaventati per le conseguenze che l’uragano Katrina potrebbe avere sull’economia americana. E, così come aveva fatto di recente il New York Times, c’è chi non esita a evocare lo spettro della recessione. Per il momento, l’America sembra avere le spalle sufficientemente robuste, ma un piccolo segnale che la marcia della locomotiva Usa è in fase di rallentamento è giunto ieri con la revisione al ribasso (dal 3,4 al 3,3%) della crescita del Pil nel secondo trimestre.
Attraverso il proprio consigliere economico, Ben Bernanke, il presidente Bush ha fatto sapere che il Paese accuserà un «impatto modesto» dal ciclone, un ottimismo condiviso anche dal presidente della Fed di Philadelphia, Anthony Santomero, convinto che l’economia sarà in grado di espandersi quest’anno fra il 3,5 e il 4%. Al tempo stesso, dopo le indiscrezioni circolate fin dall’inizio della settimana, la Casa Bianca ha autorizzato il ricorso alle riserve strategiche di greggio proprio mentre l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) comunicava di essere pronta a dare il via al piano di emergenza che potrebbe costringere i Paesi dell’Ocse a mettere sul mercato i propri stock di greggio.
L’annuncio di Bush ha costretto le quotazioni del petrolio a retrocedere al di sotto del muro dei 70 dollari dopo il picco di quasi 71 dollari raggiunto martedì, ma la tensione resta ai livelli di guerra. L’Opec ha ribadito ieri l’intenzione di prendere a settembre in esame le misure opportune per rallentare la corsa del greggio. Si parla di altri 500mila barili in più al giorno da offrire ai mercati. È convinzione di tutti gli osservatori che, comunque, l’andamento del petrolio non potrà nelle prossime settimane essere svincolato dall’ammontare dei danni nelle zone colpite da Katrina. Al momento lo stop dell’attività di raffinazione ha colpito la Exxon di Baton Rouge, gli impianti Chevron di Pasqaguola, quelli Shell di Convent e Norco e quelli Conoco Belle Chasse. A conti fatti, 2,3 milioni di barili al giorno in meno di prodotti raffinati, vale a dire quasi un quarto della domanda americana. Secondo alcune stime, Katrina potrebbe ridurre per oltre un mese del 22% la produzione di petrolio e del 5% quella di gas naturale. Ancora da valutare restano i danni sull’attività di trasporto marittimo, visto che nell’area transitano cargo per 150 miliardi di dollari l’anno. Se gli approvvigionamenti fossero tagliati del 25% e i prezzi della benzina schizzassero a 1,3 dollari il gallone, il rischio di una recessione - dicono gli economisti - sarebbe da prendere in considerazione.


La correzione al ribasso della crescita del Pil tra aprile e giugno è stata peraltro provocata da consumi in calo e da un fiacco processo di ricostituzione delle scorte delle aziende. In ogni caso, le possibilità di un’espansione nel terzo trimestre del 4,1% sembrano ormai ridotte al minimo.

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