Renzi isolato sfida subito la sinistra

Conte lo esclude dal campo largo: "Spregiudicato". E lui va in difesa del Jobs act

Renzi isolato sfida subito la sinistra
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Il campo largo va a rotoli. Renzi annuncia i comitati del no sul Jobs act nelle stesse ore in cui Conte trascina nella guerra Elly Schlein. Il fallo di reazione (di Renzi) arriva subito. Il giorno dopo lo stop all'ingresso di Italia Viva nella coalizione, che in Liguria sostiene la candidatura di Andrea Orlando per la presidenza della Regione, l'ex premier scende in campo per il no al referendum sul Jobs act. Una mossa che punta ad aprire un varco tra i riformisti del Pd. I quattro quesiti referendari per l'abolizione del Jobs act, riforma fatta dal governo Renzi, sono stati promossi dal Cgil di Landini e appoggiati da Conte e Schlein. Ma sul tema il Pd è diviso: big del calibro di Dario Franceschini si sono rifiutati di sottoscrivere i referendum. Dall'assemblea nazionale Iv di Roma Renzi annuncia: «Abbiamo registrato il sito sul referendum Jobs Act e dal primo di ottobre partiranno i comitati per il No al referendum sul Jobs Act. Poi conteremo i voti e le differenze con quelli agli altri referendum. Su questo li mettiamo in fuorigioco. Perché la destra ha votato contro il Jobs Act ma nel Pd il 90% ha votato a favore. Io ho grande rispetto per Schlein perché lei sul Jobs Act è uscita dal Pd ma tutti quelli che erano in parlamento, al governo, sul territorio che fanno. Fra il 15 aprile e il 15 giugno c'è una grande stagione referendaria, merito di chi ha fatto una battaglia sull'Autonomia, sulla cittadinanza. Diciamo grazie a Landini per aver fatto 4 referendum sul Jobs Act. Io ritengo che non sia il problema del paese oggi. Ma per noi questo referendum è fantastico». In Liguria la partita (per Renzi) è chiusa. «I 5 Stelle hanno impedito a noi di candidarci. Noi abbiamo l'apparentamento firmato, noi oggi se avessimo voluto, avremmo potuto presentare la lista. Perché abbiamo la firma di Andrea Orlando. Poi ieri dal Pd ci hanno detto: noi il veto dei 5 Stelle, noi non lo reggiamo. Ci sta che in una regione accada, ma Conte ha detto vi chiediamo altre cose, scegliamo noi i vostri candidati» spiega il leader Iv. La tattica è quella di un colpo al cerchio e uno alla botte. Nel suo lungo intervento all'assemblea nazionale il senatore Iv non risparmia bordate al presidente del Consiglio. Renzi però non ha dubbi sui motivi del veto grillino: «Conte mi odia, non per la Liguria, ma perché l'ho tolto da Palazzo Chigi. Hanno chiesto di pentirci di questo: io sono orgoglioso di aver tolto Conte da lì e averci messi Draghi». Lo scontro con il leader del M5s va avanti. In serata Conte ribatte: «Io ci faccio dieci partite a pallone, ma la politica non la possiamo fare con Matteo Renzi. Non confondete l'abilità politica con la spregiudicatezza totale, affaristica. Matteo Renzi, pur essendo parlamentare, si fa pagare da governi stranieri. Come potete pensare che noi possiamo governare con Renzi». E tira nella polemica Schlein: «Stiamo parlando di una forza politica, Iv, che ha l'1-2% e che, tutti i sondaggi lo stanno dicendo, farà perdere 4-5 punti all'intera coalizione. Poi tra l'altro c'è l'aggiunta che è una forza politica deliberatamente orientata a distruggere il movimento, quindi vuol dire che il Pd sta accettando che il movimento sia distrutto. Perché a questo punto qui un pensiero maligno è necessario tirarlo fuori. Quindi si vuole distruggere il Movimento 5 Stelle? Il Movimento 5 Stelle non ci starà» - attacca Conte dallo studio di Accordi e Disaccordi.

In effetti secondo il ragionamento di Renzi il vero obiettivo di Conte è la leadership di Schlein: «Conte considera Palazzo Chigi la sua residenza Si stupisce al pensiero che possa andarci Schlein». Insomma, nulla di nuovo. La sinistra litiga per la poltrona.

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