Ma Allende non aveva la ferocia di Guevara

Giunsi a Santiago del Cile ai primi di agosto del 1973 che equivale all’inizio della stagione invernale, come inviato speciale de Il Mondo. Erano giorni di forte tensione. Si svolse quasi subito la giornata di protesta contro il presidente Salvador Allende, con fracasso di pentole sbattute una sull’altra nel Barrio Alto, ossia delle casalinghe borghesi della città. Furono i «Bertinotti» di Unidad popular, cioè del Mir, il movimento della sinistra - isquierda - rivoluzionaria del segretario Altamirano a sostenere l’urto della piazza. Il presidente Allende, che io subito incontrai, era in grande difficoltà. La sera prima era stato ucciso il suo segretario capitan de naviro, capitano di vascello, al quale avevano sparato dalla strada sottostante. Allende fu con me molto cordiale e mi disse che conosceva dell’Italia solamente Milano che gli era nota attraverso Cademartori, suo ministro dell’Agricoltura di origine italiana. Molto tempo prima, Che Guevara a Cuba aveva conquistato il potere assieme a Fidel Castro, vincendo nella campagna di Escambray nel gennaio del 1958 contro il dittatore mulatto Batista.
Rossana Rossanda mi aveva dato una lettera che consegnai agli studenti dell’Università Cattolica di Santiago in segno di riconoscimento e fraternità per gente che aveva conosciuto il movimento del Manifesto e il Partito comunista italiano con le sue fratture. Il Cile era allora uno spaccato con i socialisti all’opposizione e Allende alla guida del governo, come riferiscono sul Giornale del primo febbraio Mario Cervi e Geminello Alvi. Fu questa contrapposizione l’inizio della fine del regime democratico di libertà. Ora, in un confronto ideale, è lecito «rivalutare Allende o è giusto svalutare il Che?». A mio giudizio, il paragone in merito è del tutto improprio. Il Che non è confrontabile con il socialista Allende. Anche se valutabile dal punto di vista mediatico, il Che è del tutto negativo e inconsistente per la sua complessa figura politica. Era innanzi tutto un comunista vecchia maniera. Prima stalinista, poi maoista. La sua azione nei primi momenti della rivolta cubana, come Procuratore del Tribunal rivolucionario fu di efferatezza nei confronti dei dissidenti che furono arrestati o fucilati. Il duro regolamento carcerario organizzato personalmente dal Che fu assai persecutorio e inumano.
Migliaia e migliaia di detenuti, fra i quali anche adolescenti, omosessuali, sacerdoti, furono privati della libertà e della vita. La figura del Che può essere tutt’al più ricordata come un uomo che odiò l’uomo che è in ogni uomo. Allende fu invece un idealista, di natura socialista gradualista.


Fui uno degli ultimi giornalisti a lasciare il Cile con un volo straordinario dell’Air France procuratomi nell’agosto ’73 dalla Casa Moneda, sde del governo cileno, pochi giorni prima che il presidente Allende cadesse sotto il golpe di Pinochet.

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