Il sacrificio dimenticato di Rudolf Anderson, il pilota-spia americano abbattuto nei cieli di Cuba

Al culmine della crisi di Cuba un aereo spia Lockheed U-2 venne abbattuto mentre era in missione di ricognizione per fotografare le rampe di lancio dei missili nucleari sovietici. Una storia dimentica

Il sacrificio dimenticato di Rudolf Anderson, il pilota-spia americano abbattuto nei cieli di Cuba

"Solo, disarmato e senza paura in volo sull'isola di Cuba". È un modo estremamente adeguato per raccontare la storia del maggiore Rudolf A. Anderson, pilota di aerei spia Lockheed U-2 che durante la crisi missilistica cubana venne abbattuto, il 27 ottobre del 1962, mentre conduceva una missione di ricognizione ad alto rischio sull'isola del Mar dei Caraibi dove erano state allestite basi per lanciare sugli Stati Uniti missili balistici a raggio intermedio di fabbricazione sovietica.

Fu lui l'unico "caduto in combattimento" nella grave crisi che si preannunciava come la vera ora del giudizio nell'era della deterrenza nucleare, e che nel più ampio contesto della Guerra Fredda che si era instaurata tra i due blocchi contrapposti, tenne il mondo con il fiato sospeso per due settimane, dal 16 ottobre al 29 ottobre del 1962. Ciò nonostante, la storia di questo coraggioso pilota non è molto nota, né è stata raccontata all'epoca in maniera dettagliata, o particolarmente approfondita in seguito. Un dato che ci ricorda come, e quanto spesso, il sacrificio di alcune figure venga tenuto nascosto all'opinione pubblica e alla storia. Per evitare gravi imbarazzi, o, più assennatamente, per impedire che un tragico singolo vento possa interrompere o invertire un processo di negoziazione capace di disinnescare una escalation dalle conseguenze potenzialmente devastanti.

Un pilota spia su Cuba

Le missioni di ricognizione ad altissima quota, come quelle svolte dagli aerei spia U-2, concedono un punto di vista molto particolare del mondo. Da 15 o 20mila metri di altitudine si assiste necessariamente a qualcosa di straordinario: la terra vista dalla stratosfera, con la sua curvatura, il blu nel cielo che si perde nello spazio, per restituire all'operatore il colpo d'occhio di uno spettacolo incredibile.

Se solo la ragione di questo tipo di volo non fosse, sempre, o quasi sempre, legato a missione di spionaggio che hanno come obiettivo ultimo fotografare installazioni militari, il 75% delle volte collegate a programmi missilistici e nucleari, potrebbe essere considerata una delle esperienze più gradevoli e pacifiche del mondo. Eppure sappiamo bene che non è così. Ce lo rammenta il caso di Francis Gary Powers, il pilota di U-2 abbattuto nei cieli dell'Unione Sovietica il primo giorno di maggio del 1960.

Quando il 25 ottobre 1962 al capitano dell’Us Air Force Gerald McIlmoyle venne ordinato di compiere un ennesimo volo di ricognizione fotografica per verificare lo stato dei missili nucleari schierati con il favore dei sovietici sull’Isola di Cuba, a solo un centinaio di chilometri dalle coste della Florida, racconto che a un certo punto un “lampo di luce catturò la sua attenzione”. Era il fuoco sprigionato dal lancio un paio di missili terra-aria delle batterie anti-aeree sovietiche che puntavano dritti su di lui. Ben addestrato a questa evenienza, McIlmoyle corresse la rotta, e i missili mancarono il bersaglio. Ma una cosa al suo atterraggio fu abbastanza chiara: la Guerra Fredda si stava decisamente riscaldando e i missili nucleare schierati dai sovietici a Cuba erano ancora al loro posto. Pronti a colpire le basi e le infrastrutture strategiche degli Stati Uniti allora guidati dal presidente John F. Kennedy.

Una missione sfortunata

Da quando il maggiore Steve Heyser scattò le prime fotografie in una missione di ricognizione che dimostrò al Pentagono che sull'isola di Cuba erano presenti missili a medio raggio R-12 e raggio intermedio R-14, entrambi armabili con testate nucleari, la crisi missilistica cubana portò i vertici politici e militari degli Stati Uniti ad ordinare una serie di ricognizioni fotografiche per scoprire a che punto fossero le installazioni e se i missili fossero davvero operativi e pronti al lancio. Vennero svolte 11 missioni aeree nei cieli di Cuba. Altrettante nei settori interessati ai movimenti di unità strategica sovietiche.

Un pilota di U-2 si salvò per miracolo dai MiG. Un altro riuscì a mettersi in salvo dai missili Sam. Ma nella missione sfortunata condotta dal maggiore Rudy Anderson, che era abituato al "rischio" e si era offerto volontario per l'ennesimo volo sull'U-2, un velivolo con cui si era guadagnato due medaglie e aveva maturato oltre 1.000 ore di volo, non ci fu nulla da fare. Perché lo abbiamo detto: non ci sono "armi" o "armature" sugli aerei spia U-2, solo la capacità del pilota di tirarsi fuori dai guai, e la fortuna, se tende dalla sua. Quel giorno la fortuna non si presentò all'appuntamento.

Secondo le ricostruzioni, mentre Anderson volava bardato nella sua tuta pressurizzata nel bel mezzo della stratosfera, i sovietici lanciarono due missili terra-aria S-75 Divina, senza centrarlo. Ciò nonostante le esplosioni provocate dai missili andati a vuoto proiettarono una piccola scheggia che penetrò l'abitacolo e la tuta di Anderson, causandone la depressurizzazione e, probabilmente, la morte in assenza di ossigeno. L'U-2, quello strano aereo così sottile e indifeso, lungo venti metri, con un'apertura alare di trenta, volteggiò su se stesso per quasi 13 chilometri prima di schiantarsi irrimediabilmente al suolo.

Un coraggio senza eguali

Riferendosi al coraggio dei piloti di aerei spia che nella crisi dei missili cubani presero parte alle “missioni” di ricognizione per fotografare i siti di lancio, gli autore del saggio Above & Beyond: John F. Kennedy and America's Most Dangerous Cold War Spy Mission, affermarono quasi 60 anni dopo: ”Questi uomini hanno rischiato la vita nel tentativo di salvare l'umanità e non sto esagerando quando lo dico”. Il maggiore Anderson la rischiò, e la perdette. Ma il suo sacrificio non fu vano: come unica vittima di quei 13 giorni d’ottobre 1962, quando il mondo correva incontro alla guerra termonucleare, da grandi altitudine, cadde. E qualcuno ebbe scrupolo di rendersi conto che oltre quel punto, non si doveva davvero andare. Lo stesso giorno, un ufficiale della Marina sovietica, Vasili Alexandrovich Arkhipov, disobbedento a un ordine diretto, aveva scongiurato il lancio di un siluro nucleare al largo di Cuba.

Pochi giorni dopo, il presidente Kennedy e il segretario Krusciov, entrambi molto preoccupati dalla tensione che si era imposta con l'embargo di Cuba e dall'escalation che l'abbattimento di un aereo spia poteva innescare e far degenerare in una conflagrazione di conseguenze devastanti, negoziarono un accordo per risolvere la crisi: i sovietici accettarono di rimuovere i missili nucleari da Cuba e gli americani in cambio ritirarono i loro missili Jupiter dalla Turchia.

Il maggiore Anderson, il cui corpo verrà restituito solo in 4 di novembre, ricevette postuma l'Air Force Cross, diventando il primo

aviatore a ricevere un tale encomio per l'eroismo dimostrato. È sepolto a Greenville, nella Carolina del Sud dove era cresciuto. Una piccola targa ricorda lui e la sua sfortunata impresa presso la base aera di Laughlin in Texas.

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