Ma almeno, caro Grillo, puoi toglierti quegli occhiali da sole?

Beppe Grillo a tu per tu non con la cronaca degli spettacoli ma con la storia. Il comico genovese s’è presentato da par suo a Palazzo Madama: assediato da fotografi e cineoperatori e con un codazzo di esuberanti ammiratori. Il tutto preceduto da una breve esibizione in risciò e da una sventagliata di battute. Grillo portava diciotto scatole di cartone contenenti i fogli con le trecentocinquantamila firme per una proposta di legge d’iniziativa popolare. Mirante, la proposta, a escludere da Camera e Senato i condannati in via definitiva, a limitare il mandato parlamentare a due legislature, a ripristinare il voto di preferenza. Mala sostanza dell’iniziativa appariva del tutto insignificante in confronto con la sua forma: ossia con le tecniche da palcoscenico che Grillo ha usato per recapitare a Franco Marini - che era ieri, in assenza di Giorgio Napolitano, la massima autorità presente nel Paese - quei plichi fatidici. Siamo abituati alle cerimoniette o cerimonione in cui presidenti e ministri ricevono delegazioni varie: Grillo invece ha ostentato la sua diversità di profeta dell’antipolitica, di maestro della satira, di capopopolo le cui invettive suscitano acclamazioni multitudinarie.

I profeti non rispettano il protocollo, al massimo usano il girocollo, in odio alla cravatta. Possono, i profeti, urlare a squarciagola sulla soglia di un palazzo che hanno biasimato proprio per le grida inutili che vi risuonano. Beppe Grillo ne ha per tutti i suoi connazionali che hanno superato i quarant’anni. L’ottantenne Napolitano impersona una decrepita Italia del passato, Prodi è valium e Berlusconi lo psiconano, due settantenni da rottamare. Si salva in verità Grillo che la quarantina credo l’abbia parecchio superata, ma i castigatori dei cattivi costumi hanno una giovinezza essenziale che poco ha a che fare con quella anagrafica. Le conseguenze della sceneggiata romana di Grillo possono essere a mio avviso terribili. C’è il rischio che con quella sua aggressività tracotante e, diciamolo pure, villana, il comico ci induca ad avere una qualche comprensione - non dico simpatia, che è impossibile - per i politici svillaneggiati, per i «panini» dei Tg, magari perfino per i ministri Gentiloni e Mastella. A loro finisce per andare un briciolo di solidarietà non perché siano molto migliori di come Grillo li descrive, ma perché nulla, nemmeno la satira, svincola dall’obbligo della buona educazione: soprattutto quando ci si confronti con istituzioni che - ci piacciano o no - sono le nostre. Grillo ha trasformato Palazzo Madama nel Bagaglino e il presidente Marini s’è prestato a quel giuoco dissacrante.

E se Marini s’è illuso d’avere dato, accogliendo Grillo, una prova di apertura mentale, bisogna pur dissuaderlo. Ha dato una prova di sottomissione al mondo delle chiacchiere moralistiche di attori superpagati e supermugugnanti.

A un deputato dell’opposizione di sinistra che gli si era rivolto con il confidenziale tu, De Gasperi replicò: «Intanto cominci con il darmi del lei». Se proprio voleva, che Marini ricevesse pure Grillo.Marivolgendogli una preghiera molto simile a un ordine. Prima di tutto si tolga gli occhiali scuri. Qui dentro non ce n’è bisogno.

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