Ci provava gusto già quando era piccola. Scendeva sott'acqua per afferrare manciate di conchiglie, riaffiorando con un sorriso largo, gli occhi di un celeste limpido spalancati per lo stupore. Immergersi le piaceva, ma certo non poteva ancora immaginare che sarebbe diventata la sua vita. Dopo le vacanze al mare tornava nella sua Roma, dove era nata, nel 1992. E lungo il tragitto ripensava a quella dimensione dove il suono si spegneva e rimanevi sola con te stessa. Forse è in quei momenti lì che Alessia Zecchini iniziava a decidere chi avrebbe voluto essere.
L'infanzia in piscina di una predestinata
La società sportiva è l'A.s.d "Apnea Blu Mare". Qui Alessia completa il suo primo corso di immersione a tredici anni, mostrando da subito qualità fisiche e mentali superiori rispetto a quelle dei suoi coetanei. Ma le norme federali sono stringenti. Non è possibile gareggiare a quell'età. Dovrà aspettare di compierne diciotto per fare sul serio, ma nel frattempo Maurizio Bellodi inizia a convocarla in nazionale per allenarsi, alimentando il suo "Progetto del talento". Una palestra acquatica che cambierà la vita della Zecchini.
Le prime medaglie e l'incetta di record
Alessia partecipa al suo primo campionato italiano a Torino, nel 2011, strappando subito un argento. Poi si piazza bene nelle gare degli Europei del 2012, ad Antalya, conquistando un quarto ed un sesto posto. Il suo è un percorso irrefrenabile. Un anno più tardi si prende la medaglia d'oro ai mondiali in Kazan, nella specialità dell'apnea statica, e ottiene altre medaglie in ogni specialità disputata. Sono soltanto i primi acuti di una carriera che, nel corso del decennio, diventerà stellare: scorrendo il suo palmares, oggi, affiorano 17 ori olimpici e 38 record mondiali.
La sfida più grande: nell'abisso delle Filippine
La carriera della Zecchini avanza senza sosta, infrangendo primati. E, ad un certo punto, appare chiaro come la sfida sia passata ad un altro livello. Perché le competitors non mancano, ma è come se lei dovesse costantemente superare se stessa. Così eccola qui, in un giorno di fine maggio, al largo delle Filippine, Isole Camotes. La competizione è l'Aida Oceanquest Filippine: bisogna scendere in profondità in assetto costante, con la monopinna. Alessia si è allenata a lungo per farcela. Con il suo fisico magro e tonico sfata le leggende metropolitane che richiederebbero casse toraciche enormi per spuntarla. La sua capacità polmonare è direttamente connessa alla sua tenuta mentale. Dunque si immerge, Zecchini, arrivando fino a quel punto fatidico in cui l'oceano la finisce di respingerti e ti accetta, anzi, ti risucchia. Cinquanta metri, sessanta, settanta. Arriva a cento. Centodieci. Sembra già un'impresa assurda. La forza di quelle colonne d'acqua comprime anche i pensieri, ma lei ci è abituata. Continua a scendere. Centoquindici metri. Centoventi. Centoventitrè. Nessuna era mai arrivata fino a questo punto.
In totale, contando la risalita, sta sott'acqua per 3 minuti e 51 secondi. Diventando a tutti gli effetti la donna più profonda della storia. E scandendo un nuovo formidabile record mondiale. Mica male per una che aveva iniziato cercando conchiglie.
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