In canoa dalla Germania all'Australia (senza saper nuotare)

L'assurda impresa del tedesco Oskar Spek negli anni Trenta: iniziò a remare per trovare lavoro altrove partendo dal Danubio, ma avrebbe dovuto fermarsi a Cipro

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D'accordo, la decisione appare alquanto estrema, ma lui ormai è determinato ad andare avanti. Maggio 1932, Germania. Le cose non girano affatto bene per il paese, attanagliato da una lunga fase di recessione. Oskar Spek, questo è il suo nome, è un cittadino di Ulm e, dunque, risulta tutt'altro che esente dallo sfacelo economico. La sua fabbrica di impianti elettrici ha appena tirato giù la serranda. Miseramente fallita. E qui sopraggiunge l'intuizione: se resta in un paese così vacillante, non avrà futuro. La brillante idea, allora, è quella di acquistare una canoa ripiegabile lunga quattro metri e mezzo, calarla nel Danubio e salutare tutti quanti. Piccolo e non trascurabile dettaglio: non sa nuotare.

L'idea iniziale: remare fino a Cipro

Il gran progetto? Spingersi fino a Cipro, dove gli è giunta notizia che il lavoro non manca, anche se certo è nelle miniere di rame. Vabbè, meglio che rimanere pietosamente squattrinati. A bordo ha infilato alcune scatole di carne essiccata, della cioccolata, delle razioni d'acqua: il necessario per sopravvivere. Così inizia a remare. Scivola lungo il Danubio, arriva all'intersezione con il fiume Vardar, raggiunge prima la Bulgaria e poi la Jugoslavia. Da lì rotta verso la Grecia e quindi Cipro.

Oskar
Oskar posa con una popolazione indigena

Qui però Speck si rende conto che forse il suo piano originario merita di essere rivisto. Che, in fondo, non gli va poi mica tanto di rinchiudersi in un buco sottoterra per tutto il sano giorno, solo per strappare un tozzo di pane. Così gira la canoa e riparte. Si compra una vela, la issa sulla sua canoa, consulta le mappe e si dirige verso il Golfo Persico. E' solo una delle innumerevoli tappe che collezionerà in un viaggio destinato a durare 7 anni.

Il viaggio prosegue: rotta verso l'Asia

Raggiunto il Pakistan, inizia ad attirare l'attenzione dei Media. Americani e inglesi, venuti a sapere della sua impresa - anche se lui ancora non sa dove si sta dirigendo, ma procede come un antesignano Forrest Gump a remi - lo sponsorizzano e lo finanziano. Paradossalmente, invece, la sua Germania lo avversa: proprio mentre Hitler sta cercando di ricostruire la sua nazione, dicono, lui è a spasso. Oskar però fa spallucce e prosegue, imperterrito.

"Non c'era motivo per non rientrare in Germania - scrisse sul suo diario - se non il fascino esercitato su di me dalla possibilità di scoprire le Indie orientali, la Nuova Guinea, l'Australia". Solo che non fila tutto perfettamente liscio. Appena arrivato in India lo arrestano, accusando di essere una spia nazista, ma lo rilasciano dopo un paio di giorni per insufficienza di prove. A Giacarta, in Indonesia, un funzionario tedesco di stanza lì lo avvicina, offrendogli del denaro per finanziare il tragitto restante. Lui lo impiega per acquistare una macchina fotografica e una cinepresa. Poi torna a remare, in mare aperto. Sempre con il rischio di affondare, sempre con il timore di essere divorato dai flutti. Eppure prosegue, spinto dalla passione per la scoperta.

Oskar tris
Oskar può finalmente riposare insieme ad un gruppo di amici

Nuova Guinea e Australia, le ultime tappe

Arriva in Nuova Guinea e ne esce vivo per miracolo: ribaltamenti in fiumi popolati da coccodrilli, mangrovie che lo impantano, tribù ostili lungo le sponde che minacciano di tagliargli la testa. Un discreto casino, ma raggiunge comunque l'Australia, l'ultima tappa della sua infinita traversata, durata 7 anni e lunga oltre 30.000 miglia.

Lì si aspetta di essere accolto trionfalmente, ma lo ammanettano appena mette piede sulla spiaggia, accusandolo di essere al soldo di Hitler.

Oskar venne liberato soltanto nel 1946, dopo la fine della guerra. A quel punto decise di rimanere a vivere in Australia, dove diventò un commerciante di opali.

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