Un urlo straziante e una disperata richiesta di aiuto. «Vieni! Vieni! Vieni qui! - mi ha gridato - Sono corso da lui, ma era già una torcia umana, rantolava a terra: una cosa simile spero di non vederla mai più».
Il volto tirato è quello di un operaio che ha appena visto un collega perdere la vita tra atroci dolori, carbonizzato. Roberto Patroni, 37 anni, residente a Cusano Milanino ma fabbro di una ditta di ristrutturazioni di Bollate, è morto così, ieri mattina a mezzogiorno, al primo piano di un bellissimo stabile signorile in via Settembrini 7, dove stava lavorando in questi giorni insieme agli altri quattro colleghi. Non cera nessuno con lui quando luomo - che è fidanzato e padre di una bimba - è rimasto vittima di questo terribile infortunio sul lavoro, lennesimo in questi primi mesi del 2007 tra Milano e provincia. Allarrivo dei vigili del fuoco e dellautomedica del 118 Patroni respirava ancora, era semicosciente. È morto lì, sul posto, una mezzora più tardi. Il suo cadavere è stato portato direttamente allobitorio di piazzale Gorini.
«Per il momento possiamo fare solo ipotesi sulle cause della morte, la dinamica dei fatti presenta ancora troppi punti oscuri - spiega un ispettore di polizia sul posto -. Loperaio è stato trovato dal collega, con il corpo interamente avvolto dalle fiamme, in una piccola stanza priva di finestre e attigua a quella dove avrebbe dovuto essere e dove lavorava fino a qualche attimo prima, usando una fiamma ossidrica che gli serviva per saldare delle piastre. Nella stanzetta dovè stato rinvenuto il suo corpo e dove luomo avrebbe preso fuoco, invece, di attrezzi da lavoro non ce nerano, così come non abbiamo trovato materiali infiammabili. Il sospetto è che lincendio possa essere riconducibile a una sostanza presente nellaria incendiatasi, forse, a causa di una scintilla o da una sigaretta che loperaio si sarebbe acceso in un momento di pausa. Nella stanzetta sono stati trovati anche residui di materiale plastico, ora al vaglio degli investigatori e dei tecnici dellAsl, tuttavia la causa del rogo, almeno al momento, resta tutta da chiarire».
Davanti alla porta dello stabile di via Settembrini è stato messo un cordone sanitario e vengono fatti entrare solo i residenti, le colf e i clienti dello studio legale e dellambulatorio medico. I colleghi del povero Patroni sono ancora lì, attoniti, non riescono a spiccicare parola: sotto il sole, attendono il permesso dei tecnici Asl per rientrare a prendere la loro attrezzatura e andarsene a casa.
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