Brutte notizie per chi va a vela, ma anche per chi spera in un futuro pieno di energia eolica. Da 30 anni a questa parte i venti stanno calando, almeno nell'emisfero nord, e paradossalmente la colpa è degli alberi, sempre più numerosi e fitti, tanto da bloccare le brezze.
Per arrivare a questa conclusione i ricercatori francesi dell'università di Versailles Saint Quentin hanno raccolto i dati storici di più di 10mila stazioni meteorologiche di Asia, Europa e Nord America, ricostruendo la velocità del vento a 10 metri d'altezza a partire dal 1979 delle 822 che avevano i dati più precisi: «Siamo stati molto stupiti dall'omogeneità dei dati che abbiamo raccolto - afferma sul sito di Nature Robert Vautard, che ha diretto la ricerca pubblicata da Nature Geoscience - nel 73% delle stazioni c'è stata una diminuzione della velocità del vento, in una percentuale variabile tra il 5 e il 15%, distribuita su tutto l'emisfero».
Lo stesso comportamento, spiega Vautard, è immaginabile per l'altro emisfero, visto che i venti sono interconnessi, ed è stato riscontrato ad esempio da uno studio australiano.
Un'analisi di dati più vecchi, scartati perché meno accurati, suggerisce inoltre che la tendenza potrebbe essere in atto dagli anni '60. Per quanto riguarda i colpevoli lo studio ha stimato che i cambiamenti climatici, con la conseguente variazione delle correnti di alta quota, sono responsabili della diminuzione per un 10-50%, mentre per il 25-60% dei casi la causa è l'aumento della vegetazione nelle zone monitorate, che rallenta le correnti d'aria, mentre un contributo minore deriva dai nuovi edifici costruiti: «Abbiamo usato i satelliti per stimare l'aumento di volume e altezza della vegetazione - spiega l'esperto - e modelli climatici per determinare quanto questa influisce sui venti. Servono ulteriori approfondimenti, ma di sicuro l'effetto c'è, anche se in alcune aree è più limitato. In Asia, ad esempio, la vegetazione sarebbe dovuta triplicare per dare l'effetto che abbiamo riscontrato sul vento».
Per quanto riguarda le conseguenze di questa diminuzione i ricercatori sono ancora cauti: è difficile ad esempio stimare quanto potrebbe influire un calo del genere sulle installazioni di centrali eoliche, visto che le pale sono a 100 metri di altezza, molto più in alto delle centraline esaminate, ma secondo Vautard se un simile comportamento venisse confermato avrebbe sicuramente un effetto negativo di cui tenere conto. Altri effetti, ancora da valutare, si potrebbero avere nel movimento degli agenti inquinanti dell'atmosfera e anche dei pollini.
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