Anche Fede indagato per bancarotta Lui si difende: non ero socio di Mora

MilanoLa conversazione è del 22 agosto 2010, ma appartiene all’inchiesta sul Rubygate. È sera. Emilio Fede simula con Lele Mora la telefonata che intende fare con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. «Gli dico: “Senti, ho visto Lele, non sta bene ed è preoccupato, forse credo che una mano bisognerebbe dargliela, hai fatto tanto bene a tanta gente, lui poi se lo merita più degli altri”». La «mano» in questione, sono dei soldi. Due milioni e 850mila euro che il Cavaliere - attraverso il tesoriere Giuseppe Spinelli - girerà come prestito all’agente dei vip, in gravi difficoltà economiche. Una parte di quel denaro, secondo la Procura di Milano, rimarrà nelle tasche di Fede. Una specie di «cresta» che inguaia il direttore del Tg4. Perché ora i magistrati lo accusano di concorso in bancarotta fraudolenta in un’altra indagine: quella sul crac della Lm management, per il cui fallimento Mora è in carcere dal 20 giugno scorso.
In pratica, per i pm, Fede avrebbe trattenuto quei soldi nonostante fosse a conoscenza della procedura fallimentare aperta nei confronti della società del talent scout, poi affossata da un debito da 8 milioni e mezzo di euro. Il giornalista è stato sentito nei giorni scorsi dai pubblici ministeri Massimiliano Carducci ed Eugenio Fusco, che ieri sono tornati nel carcere di San Vittore per interrogare nuovamente Mora. E alla fine si sono trovati di fronte a due versioni differenti. Perché del passaggio di quei 2,8 milioni (effettuato con tre versamenti a gennaio, marzo e settembre 2010, e documentato anche da una scrittura privata del gennaio di quell’anno venuta alla luce nel corso delle rogatorie in Svizzera, e ora in mano agli inquirenti), Fede racconta di aver trattenuto - ma solo come prestito poi restituito - circa 400mila euro. Mora, invece, sostiene che al direttore sarebbe rimasta poco meno della metà della somma. In pratica, più di un milione. E quel denaro - che doveva servire a tappare le falle della Lm management, su cui il tribunale fallimentare aveva iniziato a lavorare nel dicembre del 2009 - sarebbe invece finito nelle tasche degli indagati. Per questo, i pm contestano a Fede di aver sottratto parte dei soldi proprio nel gennaio 2010, ossia durante i trenta giorni concessi dal giudice fallimentare a Mora per trovare una soluzione utile a evitare la bancarotta. E sotto inchiesta, oltre a Fede e Mora, è finito anche un factotum dell’agente dei vip.
«Fede - spiega il legale del direttore, l’avvocato Gaetano Pecorella - non è mai stato socio di Mora, non ha mai avuto interessi in comune con lui, né conosceva come gestisce le sue aziende e tantomeno se fossero in stato di grave insolvenza». Lo stesso Fede spiega che «quei soldi sono un prestito che avevo fatto a Lele, e che lui mi ha restituito. Sapevo che lui era in difficoltà ma non in bancarotta, credo di aver chiarito tutto ai magistrati».

Con una lettera dal carcere di Opera, Mora fa sapere che «qui è dura e difficile, ma il nostro Signore mi darà la forza di andare avanti». «Spero - conclude - che tutto si risolva in fretta e torni la serenità di un tempo».

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