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Anche Napolitano contro Merkel e Sarkozy: "Sull'Italia sgradevoli e inopportune espressioni"

"Nessuno può avanzare pretese da commissario sull'Italia". Dura reprimenda di Napolitano nei confronti di Francia e Germania. Poi l'appello al governo: "Gli annunci di Berlusconi vengano definiti, l'Italia deve agire ora"

Anche Napolitano contro Merkel e Sarkozy: "Sull'Italia sgradevoli e inopportune espressioni"

Adesso volano gli stracci. Perché, nonostante l'Eliseo e la cancelleria tedesca si siano affrettati a minimizzare e a correggere il tiro, le istituzioni italiane hanno fatto quadrato attorno al governo nel condannare quel sorrisino malizioso e inopportuno che domenica si sono scambiati Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Dopo la tirata d'orecchi della leader di Confindustria Emma Marcegaglia e del parlamento italiano, oggi tocca al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano attaccare duramente l'asse franco-tedesco. Il capo dello Stato ritiene, infatti, "inopportune e sgradevoli espressioni pubbliche di scarsa fiducia negli impegni assunti dall’Italia". Tuttavia, il Colle avverte che anche un episodio come questo non può far "perdere divista la sostanza delle questioni e delle sfide che abbiamo davanti".

"Nessuno minaccia l’indipendenza del nostro paese o è in grado di avanzare pretese da commissario". Secondo quanto riporta una nota del Quirinale, il capo dello Stato ricorda che da sessant'anni l'Italia ha scelto, in base all’articolo 11 della Costituzione, di accettare limitazioni alla sovranità, in condizioni tuttavia di parità con gli altri Stati. "Lo abbiamo fatto per costruire un'Europa unita - puntualizza Napolitano - delegando le istituzioni della Comunità e quindi dell’Unione a parlare a nome dei governi e dei popoli europei". Ad ogni modo, il presidente della Repubblica chiede che "gli sforzi già avviati e gli elementi positivi della nostra situazione", già illustrati a Bruxelles, vengano portati a buon fine.

"Dobbiamo compiere tutte le scelte necessarie - continua il capo dello Stato - per ridurre il rischio a cui sono esposti nei mercati finanziari i titoli del nostro debito pubblico, rendere più credibile il nostro impegno ad abbattere tale debito e a rilanciare la crescita economica".

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